Orcagna, Loggia dei Lanzi
Sull'angolo destro di Palazzo Vecchio, dove piazza
della Signoria incrocia il piazzale degli Uffizi,
si trova la Loggia dei Lanzi, costruita fra il 1376 e il 1382 per accogliere
le assemblee del popolo e le cerimonie pubbliche, ad esempio quelle
per l'insediamento dei Gonfalonieri e
dei Priori.
La sua prima denominazione
fu infatti Loggia della Signoria o "dell'Orcagna",
dal nome dell'artista che l'aveva progettata (ma l'esecuzione si deve
a Benci di Cione e Simone Talenti). Durante il governo di Cosimo
I fu poi destinata ad ospitare le truppe mercenarie del duca, appunto
quei Lanzichenecchi di cui porta ancora il nome.
Le statue sotto la Loggia
Dopo la costruzione degli Uffizi, che si appoggiano
al retro della Loggia, Bernardo Buontalenti trasformò
la terrazza in una specie di giardino pensile (1583) da cui i principi
potevano affacciarsi sulla piazza per assistere a cerimonie o spettacoli.
Il primo intervento di restauro risale al 1837-40, ad opera di Pasquale
Poccianti.
Sul fronte della Loggia si notano alcuni medaglioni con figure allegoriche
delle Virtù, opera di Agnolo Gaddi (1383-86). Ai lati della gradinata
sono invece due leoni, uno di epoca romana e l'altro eseguito da Flamino
Vacca (1600).
Giambologna,
Ratto delle Sabine
Sotto le sue tre eleganti arcate già quasi rinascimentali la
Loggia mostra oggi una serie di statue classiche
e manieriste e anche un'opera dell'Ottocento, il Ratto di Polissena (Pio
Fedi, 1866).
Fra le sculture antiche si notano sei figure femminili,
molto rimaneggiate, e il Menelao che sorregge il corpo di Patroclo (restaurato
da Stefano Ricci). Ben più
importanti i gruppi manieristi: fra questi il bellissimo Ratto delle
Sabine (1583, il calco è al Museo dell'Accademia)
e l'Ercole in lotta col centauro Nesso (1599), entrambi del Giambologna.
Ma,
soprattutto, il Perseo con la testa di Medusa, staordinario capolavoro
in bronzo di Benvenuto Cellini recentemente
restaurato.
Il Perseo, collocato sotto l'arcata sinistra, fu commissionato
all'artista nel 1545, subito dopo il suo ritorno da Parigi, da Cosimo
I.
Cellini,
Perseo con la testa di Medusa
Ma tre anni dopo il duca, vedendo il modello a grandezza naturale, ne scoraggiò l'esecuzione pensandola irrealizzabile: la testa di Medusa, sospesa nelle mani di Perseo, è infatti molto lontana dal corpo principale. Cellini non si fermò e dopo una serie di tentativi da lui narrati nelle sue memorie, portò a compimento l'epica fusione gettando nella fornace tutte le stoviglie di casa e alimentando il fuoco con i suoi stessi mobili. Più tardi, nel 1552, realizzò le quattro statuette nelle nicchie del piedistallo (Giove, Mercurio, Minerva e Danae) e il bassorilievo con Perseo che libera Andromeda. Nel 1554, nove anni dopo la commissione, il Perseo veniva esposto sotto la Loggia conquistando subito l'ammirazione della città.