Uffizi -
La venere di Botticelli
Seconda parte
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Con tale nome, usato per la prima volta dal Vasari nelle sue "Vite" (1550), si intende il periodo storico compreso tra la fine del '300 e la seconda metà del '500, caratterizzato dal rifiorire (rinascere) della vita culturale ed artistica. É un fenomeno che coinvolge tutta l'Europa, ma le cui radici sono indiscutibilmente nel primo Umanesimo fiorentino. In esso la riscoperta degli studi classici, in un'ottica autonoma e laica, rende possibile, tramite l'analisi critica del proprio mondo, sulla linea guida degli antichi maestri, l'affermazione dell'uomo e delle sue libere possibilità di pensiero ed azione. É l'affrancarsi, in ogni campo di azione e pensiero, dai rigidi dogmi teologici, ceppi e pastoie del Medioevo.
Accademia - Cassone Adimari
In campo filosofico il Rinascimento é essenzialmente naturalismo,
cioé studio dell'uomo e del cosmo senza ricorrere alla metafisica.
L'uomo é centro dell'essere e misura di tutte le cose, artefice
eletto in cui risuona la profonda armonia fra macrocosmo e microcosmo.
Niccoló Cusano, Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola e Giordano
Bruno rileggono Platone e ne traggono, ognuno a suo modo, spunto per porre l'uomo
di fronte alle sue capacità di conoscenza (Neoplatonismo). Alberti, Salutati e Vergerio riscoprono i valori
di indipendenza e dignità umana della filosofia degli Stoici. Lorenzo
Valla, sulla strada indicata da Epicuro, rivendica la fine del principio di autorità (ipse
dixit).
Pietro Pomponazzi, seguace di Aristotele, lo reinterpreta in senso talmente laico
da negare l'immortalità dell'anima e proporre un'etica svincolata da ogni
considerazione religiosa. Machiavelli sostiene la separazione della politica
dalla morale. Bernardino Telesio elimina la metafisica dalla scienza della natura.
Tommaso Campanella osa proporre una "religione naturale" ed un'utopia
protocomunista.
La cupola del Brunelleschi
In campo scientifico si verifica un'analoga liberazione dai rigidi
vincoli della metafisica e si pongono le basi per l'elaborazione
del metodo matematico-sperimentale. Nasce una nuova categoria di
scienziati-ingegneri, di cui Leonardo è l'esempio più insigne.
Nuove scienze come astrologia, alchimia e magia, con il richiamarsi
alla diretta osservazione della natura, aiutano nel rifiuto del vecchio
metodo aristotelico, fondato sulla pura deduzione.
Particolari progressi sono realizzati in campo astronomico da Copernico, Tycho
Brahe e Keplero, aprendo il cammino a Galilei ed all'eliocentrismo. Tartaglia
e Benedetti, nella meccanica, respingono l'idea aristotelica del moto come assoluto
metafisico.
In matematica, gli algebristi italiani (come Cardano) arrivano alla soluzione
delle equazioni di terzo grado, irrisolte da greci ed arabi, e svincolano il
calcolo da ogni considerazione di puro dogma.
In medicina inizia la rivolta contro gli arcaismi di Galeno. Rinasce l'anatomia
e si rivaluta l'importanza dell'osservazione diretta.
Nella letteratura, il rinnovamento iniziato da Petrarca e Boccaccio
è continuato dall'Alberti,
dal Pulci, dal Boiardo, da Lorenzo il Magnifico e dal Poliziano,
dal Machiavelli e dal Guicciardini. Si disgrega la visione religiosa
della vita; dal divino si passa all'umano, dall'eroico al borghese.
Non c'è più una concezione trascendente e provvidenziale
delle vicende umane, ma un vedere l'uomo, al tempo stesso, come orfano
di una certezza e libero agente nell'universo.