Interno della Galleria
Al numero 60 di via Ricasoli, poco oltre l'Accademia di Belle Arti.
Fu Pietro Leopoldo, il più illuminato fra i granduchi lorenesi,
a volere questo complesso museale: nel 1784 decretò infatti che
tutte le scuole di disegno esistenti a Firenze fossero riunite in un'unica
Accademia (mantenendo il nome e lo Statuto ideati da Vasari nel
1561) e che questa fosse dotata di una galleria di dipinti antichi per
facilitare lo studio ai giovani allievi.
La sede è la stessa di allora, negli edifici un tempo appartenuti all'ospedale
di San Matteo e all'attiguo convento di San Niccolò
e dove, oltre all'arte del disegno, il granduca volle riunire anche
l'arte della musica (oggi Conservatorio Cherubini) e quella del "commesso
in pietre dure" (l'Opificio). Una vera cittadella delle arti
che occupava, e occupa tutt'ora, gran parte dell'isolato compreso
fra piazza San Marco, via Ricasoli,
via degli Alfani, piazza Santissima
Annunziata e via Battisti.
Il complesso ebbe definitiva sistemazione nel 1935, quando fu liberato il loggiato,
precedentemente murato, su piazza San Marco, attribuito a Brunelleschi o
a Michelozzo ma in realtà eseguito da
un anonimo architetto alla fine del XIV secolo.
La Galleria dell'Accademia, insieme alle aule di insegnamento, fu progettata
e risistemata nel 1781 da Gaspare Maria Paoletti. Nella prima sala si offrono
alla vista il modello originale in gesso del Giambologna per
la scultura marmorea del Ratto delle Sabine (Loggia dei
Lanzi) ed opere di manieristi del '500.
David di Michelangelo
Proseguendo, i Prigioni (originalmente concepiti per la tomba di Giulio
II) fanno da guardia d'onore al David di Michelangelo (1502-4),
collocato nella Tribuna che conclude la spettacolare galleria: una sistemazione
luminosa progettata appositamente dall'architetto De Fabris.
Figura eroica ed atletica, posta a difendere simbolicamente la libertà
diFirenze repubblicana, questa scultura
fu nel 1873 sostituita in Piazza della Signoria da
una copia. Alla destra della celeberrima statua è un busto
in bronzo di Michelangelo, dell'allievo ed amico Daniele da Volterra,
detto il Braghettone, dopo che fu incaricato di ricoprire con veli
le nudità michelangiolesche del Giudizio Universale.
Alle pareti, dietro i Prigioni ed il San Matteo sempre del Buonarroti (1505),
si notano gli arazzi fiamminghi con la Storia della Genesi, su cartoni di Van
Orley (1552).
Avanti a destra si trova la Pietà, detta di Palestrina, secondo molti
critici opera non di Michelangelo ma della sua scuola. Sulla destra troviamo
una serie di sale ove si trova il famoso Cassone Adimari, raffigurante un elegante
corteo nuziale in piazza del Duomo, eseguito probabilmente
da Giovanni di ser Giovanni, fratello di Masaccio (1420
ca.), una Madonna con Bambino attribuita al Botticelli, opere di artisti fiorentini
e del Perugino.
Sulla sinistra una sala con una vasta gipsoteca di artisti toscani dell'800.
Prima dell'uscita, alcune sale con opere del '200 e del '300, fra cui molti e
importanti dipinti di allievi di Giotto: la Maddalena del Maestro omonimo, la
Pietà di Giovanni da Milano (1365), le Storie di San Francesco e di Cristo
di Taddeo Gaddi. Un'ultima sala rialzata offre una bella collezione di pittori
bizantini e fiorentini della mededesima epoca.
Proseguendo via Ricasoli, verso il Duomo, si giunge alla
Piazza delle Belle Arti, ove sorge il piccolo ma notevole Museo di Strumenti
Musicali del Conservatorio Luigi Cherubini (chiuso per restauro).
Altare della Cappella dei Principi
Ancora più avanti, al numero 78, sorge il Museo delle Pietre Dure e Mosaici, che affianca l'Opificio voluto da Ferdinando I dei Medici (1588) e destinato in primo luogo a creare la fastosa decorazione della Cappella dei Principi in San Lorenzo, vero Pantheon della famiglia. É un'istituzione unica al mondo che fornisce tutt'oggi materiali e manodopera altamente specializzata per lavori originali e restauri in ogni parte del globo. Nel museo: mobili, quadri, statue, cammei, cofanetti e oggetti vari realizzati a intarsio con marmi e pietre dure provenienti da tutto il mondo.