Pittore
San Giovanni Valdarno 1401-Roma 1428
Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai detto Masaccio, nonostante la breve vita è uno dei più importanti pittori del '400 e l'iniziatore della pittura del Rinascimento. Egli riprende l'eredità di Giotto ma la sviluppa alla luce della lezione della prospettiva e di nuove tecniche, donando alla figura umana una nuova - assieme più libera e concreta - posizione nel mondo. Arrivato giovanissimo a Firenze entra nella cerchia del pittore Masolino da Panicale, suo compaesano, e malgrado questi sia di vent'anni più anziano non pare che il loro sia un rapporto da maestro ad allievo. Piuttosto, la presenza del geniale Masaccio sembra aver dato nuovo impulso all'attività di questi, standardizzata sui modelli tardogotici, con un innesto di nuovi principi prospettici e naturalistici. Nel 1422 lo troviamo già immatricolato, come quasi tutti gli artisti, nell'Arte dei medici e speziali: sua prima opera, assieme a Masolino, è la Madonna col Bambino e Sant'Anna (Sant'Anna Metterza, 1424-25), già nella chiesa di Sant'Ambrogio e ora agli Uffizi. Nel 1425, anno del Giubileo, è a Roma con Masolino: insieme dipingono il Polittico della Neve in Santa Maria Maggiore.
La Trinità,
Santa Maria Novella
La sua prima opera importante è però la Trinità in Santa Maria Novella, ove impiega a fondo le regole prospettiche, mentre interamente da solo realizza il bellissimo Polittico nella Chiesa del Carmine di Pisa (1426), commissionato dal notaio Giuliano degli Scarsi. Purtroppo le sue parti sono disperse nel mondo: la Madonna col Bambino a Londra (National Gallery), la Crocifissione a Napoli (Capodimonte), l'Adorazione dei Magi a Berlino (Staat. Museum). E ancora a Pisa e Vienna.
Affreschi in S. Maria del Carmine - Cappella Brancacci
Fra il 1425 e il '27 affianca di nuovo Masolino in quella che sarà la sua opera fondamentale: il ciclo di affreschi nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine. Un testo considerato come l'inizio della pittura rinascimentale. Nelle Storie di San Pietro e del Peccato originale Masaccio condensa i cardini della nuova rivoluzione naturalistica: spazio scandito dalle leggi di una prospettiva scientifica, luce proveniente da una fonte ben precisa e che, con le sue ombre, determina il rilievo dei corpi, intensità emotiva, un racconto sacro calato nella realtà del momento e narrato da figure essenziali. L'importanza di questo ciclo nella storia della pittura è testimoniata dalla fama che ha sempre avuto: lo ricordano Alberti e Leonardo, lo studia Michelangelo, lo citano storici e letterati, lo salvano infine da distruzione gli artisti fiorentini del Seicento, quando insorgono di fronte al progetto dei proprietari della Cappella, che la volevano ricostruire secondo il gusto barocco.