Nel cuore della Toscana, a soli
32 chilometri da Firenze in direzione
del mare, c'è un vasto territorio caratterizzato da una situazione
ambientale e socio-culturale straordinariamente uniforme. E' quella fetta
di medio Valdarno fiorentino che comprende i quattro Comuni di Empoli,
Montelupo, Vinci (patria di Leonardo) e Cerreto Guidi, le cosiddette "Terre
del Rinascimento". Questa fertile zona percorsa dall'Arno e dalla Pesa
e detta dal Guicciardini "il granaio di Firenze" fu scenario di insediamenti
umani sin dalla più remota antichità, come attestano le
numerose testimonianze di epoca preistorica (dal Paleolitico alla cultura
Protovillanoviana) emerse in ogni sua parte. In età etrusca si
svilupparono diversi abitati sulle alture, ma fu tuttavia con la colonizzazione
romana del I sec. a.C. che l'intera zona ricevette quella sorta di unità
economico-amministrativa che ancor oggi la caratterizza: ne restano tracce
nelle divisioni agrarie e in alcune forme abitative.
Empoli e la Collegiata in un dipinto di Bicci di Lorenzo
Il ruolo baricentrico subito preso da Empoli nella zona continuò,
seppure indebolito, anche nell'Alto Medioevo: nell'XI secolo lo sviluppo
della popolazione fece del piviere di Sant'Andrea uno dei maggiori centri
del futuro contado di Firenze. Il periodo di incertezza apertosi con
la crisi dell'Impero Carolingio sfociò nella dominazione feudale
dei conti Guidi pistoiesi e dei conti Alberti di Capraia. I primi ottennero
Empoli e Vinci, mentre gli Alberti annoverarono tra i loro possessi
il castello di Pontorme e quello di Montelupo. La Repubblica
Fiorentina iniziò la sua penetrazione nella zona nell'ultimo
ventennio del XII secolo e nel 1182 gli empolesi giurarono fedeltà
alla città gigliata. Nel 1203 Firenze distrusse e ricostruì
il castello di Montelupo, ampliandolo e ribattezzandolo Montelupo Fiorentino.
Nel 1254 i conti Guidi vendettero Empoli, Vinci e i relativi possessi
a Firenze mentre famiglie nobiliari fiorentine come gli Adimari, i Frescobaldi
e i Mannelli acquisivano un ruolo preminente nei possessi fondiari ex
feudali.
Montelupo, piatti rinascimentali nel Museo della Ceramica
Nel 1333 una disastrosa alluvione abbattè le mura castellari
di Empoli, Pontorme e Montelupo, che vennero poi dotate di nuove cinte
difensive. Da questa data, il territorio fu saldamente in mano fiorentina
e l'unico avvenimento politico-militare di rilievo fu l'assedio delle
truppe spagnole a Empoli nel 1530, determinato dall'alleanza fra Carlo
V e papa Clemente VII, ben deciso a riportare la famiglia
Medici al governo di Firenze. Empoli cadde il 28 maggio nonostante
l'abile difesa di Francesco Ferrucci e il valore dimostrato dai suoi
abitanti. L'episodio è ricordato anche in un affresco di Giorgio
Vasari nella Sala di Clemente VII in Palazzo
Vecchio. Unificata dalla storia, quest'area è stata anche
chiamata una terra "disegnata" dall'Arno: la presenza del fiume ha infatto
giocato un ruolo determinante nella formazione dell'identità
del territorio. Un fiume non è soltanto un elemento paesaggistico,
ma è una forza-lavoro, una fonte di reddito che coinvolge l'economia
di tutti i borghi che vi si affacciano, catalizzando intorno a sé
produzione e vita civile.
Un itinerario che segue il lento fluire del fiume verso il mare, rivela
paesaggi ancora ignorati; pievi dalle linee perfette; ville e castelli
disseminati sul territorio. Ma prima di andare a specchiarsi sulle acque
dell'Arno, conviene soffermarsi un momento lungo quelle della Pesa,
il maggior torrente della vallata, che proprio a Montelupo sfocia in
Arno.