Pittore
Domenico Bigordi, Firenze 1449-1494
Capo di una bottega assai attiva insieme ai due fratelli e al figlio Ridolfo (Firenze 1483-1561) e traspositore in termini locali del realismo fiammingo. Nelle sue opere rielabora la tecnica del Masaccio, lo stile di Filippo Lippi ed il realismo nordico conosciuto attraverso il fiammingo Hugo van der Goes, dando vita a scene altamente estetiche ed armoniose, che - al di là del soggetto nominale - costituiscono preziosi documenti della quotidianità del suo tempo. I suoi primi affreschi importanti sono alla Cappella di Santa Fina a San Gimignano (1475). Li precede di poco una Madonna della Misericordia nella Chiesa fiorentina di Ognissanti. Nel refettorio del convento di Ognissanti dipinge l'Ultima Cena.
L'ultima cena -
Refettorio d'Ognissanti
Dopo il 1480 è chiamato a Roma a decorare la Cappella Sistina. Nel 1482 decora la Sala dei Gigli a Palazzo Vecchio. Narratore nato, esempio tipico della sua arte sono gli affreschi della vita di San Francesco in Santa Trinita in cui, col pretesto della storia sacra, raffigura personaggi contemporanei in abiti alla moda del periodo.
Santa Trinita, Cappella Sassetti -
L'adorazione dei pastori
Dal 1486 al 1490 affresca il Coro di Santa Maria Novella, sua opera più famosa, ove porta all'estremo il suo virtuosimo prospettico.