Pittore, scultore, architetto, poeta
Caprese 1475-Roma 1564
Espresse nella sua arte gli ideali del Rinascimento,
passando dal "realismo" al "bello" come quintessenza
e come glorificazione delle possibilità umane.
In tenera età (1488), dopo studi umanistici, entra nella bottega del Ghirlandaio a
Firenze; l'attrazione per la scultura antica lo porta presto a frequentare il
giardino di San Marco, dove i Medici hanno
già
raccolto una notevole collezione di statuaria classica. Le sue prime
prove di scultura vengono notate da Lorenzo dé Medici, che
lo porta a vivere con la sua famiglia nella casa di via Larga (oggi
via Cavour) e lo mette a contatto con la cerchia di personalità
politiche e culturali (come il Poliziano) che vi gravita intorno.
Resterà un protetto dei Medici per tutta la vita anche quando,
nel 1530, si troverà a militare contro di loro nel celebre
assedio di Firenze.
Uffizi - Tondo Doni
A questo primo periodo risalgono la Battaglia dei Centauri e la Madonna
della Scala (1490-92, Museo di Casa Buonarroti), in cui si nota la transizione
tra il '400 ed il classicismo.
Nel 1494, per sfuggire Carlo VIII, lascia Firenze. Si reca a Bologna ove, ammirati
i rilievi di Jacopo della Quercia, scolpisce un bassorilievo per il Duomo di
San Petronio.
Torna a Firenze nel 1495 e - nello stesso periodo in cui il Savonarola tuona
contro il lusso e l'arte paganeggiante - crea il Bacco Ubriaco (Bargello). Si
dirige quindi a Roma ove scolpisce la famosa Pietà
Vaticana. Fra il 1501 ed il 1505 è di nuovo a Firenze, subisce
qualche suggestione leonardesca e produce una serie di capolavori:
il Tondo Doni (Uffizi), il Tondo Pitti
(Museo del Bargello), il perduto cartone per l'affresco della Battaglia
di Cascina e il David di marmo (Accademia),
collocato all'ingresso di Palazzo Vecchio come
simbolo della Seconda Repubblica ma
anche come apice dell'ideale rinascimentale dell'uomo
libero e artefice del proprio destino.
Michelangelo - Ritratto
Tornato poi a Roma riceve dal Papa Giulio II quell'incarico che lo graverà per
un quarantennio: la sepoltura monumentale del Papa, da lui ideata come
un vero mausoleo classico dove si integrano architettura e scultura.
Passa otto mesi a Carrara per scegliere i marmi più
adatti ma il Papa è tutto preso dal progetto del nuovo San
Pietro, affidato al Bramante, e Michelangelo, deluso e geloso, lascia
Roma per due brevi soggiorni a Firenze e Bologna, dove si riappacifica
col Pontefice.
Ne ottiene (1508) un incarico prestigioso: la decorazione pittorica della volta
della Cappella Sistina. Cinquecento metri quadri decorati da un solo uomo in
quattro anni di accanito lavoro e che rappresentano la piena espressione degli
ideali artistici del Rinascimento affidati a un'interpretazione
neoplatonica della Genesi. Giulio II muore nel 1513 e si ripropone il problema
del monumento funebre: di questo secondo incarico ci restano il Mosè e
i due Schiavi conservati al Louvre ma anche stavolta è un nulla di fatto.
S. Lorenzo
Sacrestia Nuova
Negli anni seguenti, a Firenze, si dedica alla basilica di San Lorenzo,
da sempre sotto il patronato mediceo: il progetto per la decorazione
della facciata (1516, poi sospeso) e la costruzione della Sacrestia Nuova
(1520-34), di fronte a quella "Vecchia" del Brunelleschi,
con le tombe di Giuliano duca di Nemours e Lorenzo
duca d'Urbino. Qui le regole compositive e il senso spaziale dell'Umanesimo
vengono messi in discussione, il rapporto dialettico fra gli elementi
architettonici esprime già l'inquietudine manierista. Infine,
sempre in San Lorenzo, il progetto per la biblioteca Mediceo-Laurenziana
(1524, ma compiuta solo dopo la metà del secolo con la collaborazione
dell'Ammannati), vero ponte fra il pieno Rinascimento e
il Barocco.
Dal 1527 (Sacco di Roma) al 1530 (assedio di Firenze), Michelangelo
è al servizio della Repubblica
fiorentina come responsabile delle fortificazioni ma la caduta
della città in mano a Clemente VII lo riporta agli ordini
del Medici. Riprende i lavori alla
tomba di Giulio II e scolpisce i quattro Prigioni incompiuti oggi
all'Accademia. Neppure questi adorneranno
il sepolcro del Pontefice, che solo nel 1545 avrà un'ultima
versione, in gran parte affidata agli aiuti, e sarà collocato
in San Pietro in Vincoli. Nel 1534, alla morte del padre, lascia
definitivamente Firenze e accetta da Clemente VII l'incarico di affrescare
la parete d'altare della Sistina con il Giudizio Universale (1536-41).
L'atto finale della storia unama è qui raffigurato come una
immane tragedia cosmica, iconografia e prospettiva classiche sono
stravolte e insieme agli ideali formali cadono quelle certezze intellettuali
e morali che avevano dato solida base al Rinascimento.
Al loro posto un'umanità disperata e dolente, sgomenta di
fronte alla condanna: una visione certo formatasi nei circoli spirituali
romani frequentati accanto a Vittoria Colonna e che si battevano
per una riforma della Chiesa.
Gli ultimi vent'anni della sua vita lo vedono impegnato in campo architettonico:
conclude la costruzione della Biblioteca Laurenziana a Firenze e affronta
la sistemazione di Piazza del Campidoglio e, modificando la pianta del
Bramante, la realizzazione della Cupola di San Pietro a Roma.
Le sue ultime sculture, fra il 1547 e il 1555, scelgono come soggetto la Pietà,
meditazioni sul sacrificio di Cristo per il riscatto dell'umanità: la
Pietà da Palestrina (Accademia), la Pietà del Duomo
di Firenze (Museo dell'Opera del Duomo), la
Pietà
Rondanini (Milano, Castello Sforzesco).
Alla sua morte, dopo essere stato, quasi a forza, l'artista di più
pontefici, la città di Firenze ne reclama le spoglie,
che il nipote trafuga da Roma.