Antico allestimento della
Sala delle Iscrizioni
Lorena
Contrariamente ai timori dei sudditi toscani, i Lorena saranno degni
successori dei Medici anche nel campo del collezionismo e
della gestione del patrimonio artistico, con particolare riguardo non
solo ai dipinti ma anche alle sculture antiche.
Pietro Leopoldo, secondo dei quattro granduchi lorenesi che regneranno
sulla Toscana, ma in realtà primo a risiedervi a partire
dal 1765, riordina le opere della Galleria
degli Uffizi e le dispone per scuole e in senso cronologico.
Raffaello,
la Madonna del Granduca
Con la soppressione dei beni dei conventi arrivano nelle raccolte granducali di Uffizi e Pitti molte tavole dei maestri del Trecento (dal Duomo di Siena proviene l' Annunciazione di Simone Martini), mentre si acquistano la Collezione Pazzi degli autoritratti, quella Gaddi dei disegni e stampe, le raccolte Galluzzi e Buccelli di antichità etrusche, i quadri già appartenuti a Paolo del Sera e Ignazio Hugford.
Ferdinando III di Lorena
Suo figlio Ferdinando III (granduca dal 1791 al 1824) effettua nel 1792 un importante scambio di dipinti con il fratello, l'imperatore Francesco II d'Austria: in questa occasione arrivano a Firenze altri 15 capolavori fra cui la Flora e la Madonna delle rose di Tiziano, la Sacra Allegoria di Giovanni Bellini e l' Adorazione dei Magi di Albrecht Durer. Nel 1818, dopo la lunga parentesi napoleonica (1799-1815), Ferdinando procede anche all'acquisto dei migliori quadri della collezione del marchese Gerini: fra l'altro il Riposo in Egitto di Van Dyck, il San Sebastiano genuflesso del Guercino, l'Autoritratto di Rembrandt.
All'ultimo dei Lorena, Leopoldo II (sovrano dal 1824 al 1859), si deve nel marzo 1826 l'acquisto dei ritratti di Agnolo e Maddalena Doni di Raffaello.
Raffaello,
ritratto di Agnolo Doni
Dopo l'Unità d'Italia, le nuove soppressioni degli enti religiosi portano nelle Gallerie fiorentine pezzi d'eccezione come il Trittico Portinari di Hugo van der Goes (fino al 1897 nella chiesa dell'Arcispedale di Santa Maria Nova, la cui quadreria fu acquistata in blocco) e gran parte della collezione dei Primitivi: nei secoli precedenti, infatti, Cimabue, Giotto e le loro scuole non erano affatto apprezzati e solo al 1919 risale l'arrivo agli Uffizi delle due celebri Maestà della Sala dei Primitivi. Ancora più recente (1948) è l'arrivo della Madonna Rucellai di Duccio (da Santa Maria Novella).
Raffaello,
Ritratto di Maddalena Doni
Nel nostro secolo la raccolta è stata inoltre arricchita dalla cospicua donazione Contini-Bonacossi (ospitata nella Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti) e da nuovi acquisti: un Greco, due Chardin, due Goya. Numerosi gli autoritratti donati dai pittori per l'esposizione nel Corridoio Vasariano: Chagall, Siqueiros, Rauschenberg, Guttuso, Annigoni, Carrà, Rosai, Manzù. L'ultimo, nel dicembre 1995, è stato l'autoritratto di Michelangelo Pistoletto.