Pittore
Firenze 1240/50 - 1302 ca.
La pittura di Cimabue, sulla cui vita si hanno notizie certe solo fra
il 1272 e il 1302, conclude l'epoca dell'egemonia dell'arte bizantina.
In effetti, egli resta fedele ai canoni della tradizione bizantina, ma
portandola alla sua massima capacità espressiva e svolgendo un'innovativa
ricerca sulle forme e sul colore: indica così
la strada a Giotto ed alla nuova pittura italiana, come ricorda Dante
citandoli nel "Purgatorio".
Il primo documento in cui viene ricordato è del 1272, quando se ne cita
la presenza a Roma. Sono anni in cui la Chiesa si rinnova, appoggiando i nuovi
ordini monastici: fra questi, per primi, i Francescani. Così, il secondo
punto di riferimento per Cimabue è
la basilica francescana di Assisi, dove lavora a partire dal 1278
ca., avendo a fianco il senese Duccio di Boninsegna e il fiorentino
Giotto (cosa che rende problematico comprenderne i rapporti di scambio
effettivi). Prima di Roma sembra collocarsi il Crocifisso di Arezzo
(1265-68 ca.), ancora quasi pietrificato nella tensione. Prima di
Assisi ci sarebbe invece il celebre Crocifisso di Santa
Croce (1272 ca. - gravemente danneggiato dall'alluvione del 1966
e restaurato), con quel corpo mosso da una nuova sensibilità.
Il crocifisso di S.Croce
A Firenze (Uffizi) è anche un altro
dei suoi capolavori: la Maestà di Santa Trinita, dove angeli e
profeti si dispongono intorno alla Vergine con un ritrovato senso del
corpo e dello spazio.
L'unica opera documentata con certezza è comunque un mosaico, oltretutto
rimaneggiato, con San Giovanni nell'abside del Duomo
di Pisa: abbiamo i documenti di pagamento datati 1301-2. È probabile che
l'artista morisse poco dopo.
Ad Assisi gli si attribuisce un vasto ciclo ispirato a temi apocalittici, apostolici
e mariani, oltre alla Crocifissione (la più moderna delle sue, ormai dilacerata)
e ai quattro Evangelisti della volta.
È probabile che vi lavorasse con una larga partecipazione
di aiuti.
La Maestą degli Uffizi
Nella Basilica Inferiore troviamo poi una Madonna con angeli e San Francesco.
In un'altra opera, un San Francesco in Santa Maria degli Angeli, appare
il primo Francesco che si stacchi dai modelli tardobizantini.
Considerato discepolo di Giunta Pisano (prima metà XIII secolo), Cimabue
si muove sulla scia di quegli anni e sulle orme di Coppo di Marcovaldo e più tardi
del romano Pietro Cavallini. Il suo grande rinnovamento passa per quattro ricerche:
il vivace linguaggio dell'arte tardo-romana (di cui a Roma si vedevano ancora
molti esempi poi distrutti, come la primitiva basilica di San Pietro), la miniatura
altomedievale, la grande scultura romanica e infine quella di Nicola Pisano,
col suo nuovo classicismo.