di Stefano Filipponi
Alberghi fiorentini, l'arte dell'accoglienza
Certamente nessuna delle molte donne incarcerate tra il XII e il XIII secolo nella Torre della Pagliazza poteva immaginare che l'edificio di cui erano costrette a soggiornare in condizioni certamente non molto piacevoli, sarebbe divenuto il campanile della vicina chiesa di San Michele; così come i canonici di quest'ultima mai avrebbero sospettato che i locali della chiesa e del campanile sarebbero diventati un albergo di gran lusso. Come sempre Firenze si dimostra "ricca di storia" in tutte le sue componenti, non solo in quelle classicamente antiche come musei, chiese e palazzi; ma anche in elementi di vita quotidiana come i mercati, gli ospedali e, per l'appunto, gli alberghi, anch'essi immersi nella straordinaria ricchezza artistica e culturale della città. Ma anche nel valutare questi elementi della città l'importanza dei secoli passati rischia di mettere in ombra il '900 che tanti tesori artistici ha invece lasciato ai fiorentini. Partiamo proprio dall'Hotel Brunelleschi (piazza Santa Elisabetta, 3) per cominciare un itinerario delle opere d'arte del nostro secolo che è possibile ammirare negli alberghi della città.Nato dalle ceneri dell'Hotel Stella Italia, cui ha riunito i locali dell'antica chiesa di San Michele, ne conserva in ottimo stato il Salone Liberty, impreziosito dalle vetrate decorate dalla Manifattura di Galileo Chini tra il 1907 e il 1911 con un motivo basato su temi floreali.
Alle stesse atmosfere di ricco eclettismo, rese in questo caso più eleganti dalle linee dello stile déco, ci riportano le decorazioni parietali e le vetrate dell'Albergo Roma (piazza Santa Maria Novella, 8) realizzate nel 1928 da Tito Chini, che progettò per l'occasione anche il design degli oggetti di arredamento realizzando un insieme di tale armonia da guadagnarsi la segnalazione nell'ultima guida di Firenze del Touring Club Italiano.
Lo stesso Tito Chini aveva decorato due anni prima finestre e vetrate dei salotti al pianterreno dell'Hotel Regency (piazza Massimo D'Azeglio, 3) ispirandosi in quella circostanza al mondo delle corti settecentesche.
Un fortissimo legame con l'arte del rinascimento maturo, mediato attraverso la ricerca di linee e forme semplificate sull'esempio del neotradizionalismo francese di Maurice Denis, caratterizza invece la vetrata-lucernaio del giardino coperto del Grand Hotel di piazza Ognissanti realizzata nel primo Novecento sotto la direzione di Ezio Giovannozzi. . La vetrata, giunta a noi incompleta, è stata reintegrata pochi anni fa, ma conserva ancora l'antica parte centrale con un'allegoria di Firenze che sorregge in grembo l'edificio del Grand Hotel.
Il richiamo ad antiche iconografie allegoriche ritorna nella decorazione della zona di rappresentanza dell'Hotel Excelsior, diretta dallo stesso Giovannozzi nel 1927-30: i pannelli dipinti nel soffitto della hall richiamano il passare del tempo attraverso i simboli dello zodiaco e delle quattro stagioni, mentre la statua lignea di una giovane donna inserita in una nicchia dorata rappresenta l'Ospitalità. Il lucernario di una sala interna è invece decorato con nature morte di fiori e frutta, piccoli animali e grottesche, cui fanno riscontro lungo le pareti due affreschi in cui Diana (dea della caccia) e Pomona (dea dell'abbondanza) sono circondate da personaggi vestiti con abiti moderni, nel primo caso intenti a cacciare e pescare, nel secondo alle prese con i piaceri conviviali di un banchetto.
E. Giovannozzi, L'Ospitalità (1927-30), Hotel ExcelsiorAl sintetismo di Denis si è ispirata anche di Elisabeth Chaplin, artista di cui è possibile ammirare una piccola ma preziosa raccolta di opere negli ambienti dell'Hotel David (viale Michelangelo, 1). Si tratta di olii su carta e pastelli con paesaggi e nature morte realizzati tra il 1950 e il 1970, che documentano gli ultimi anni di attività della pittrice. Tutt'altro clima artistico è quello che si respira all'Hotel Lungarno (Borgo San Jacopo, 14), l'albergo fu uno degli edifici ricostruiti dopo la distruzione dell'area adiacente il Ponte Vecchio nel 1944 e proprio per sottolineare il proprio carattere "moderno" fu arredato con una serie di opere di arte contemporanea, scelta che ha dato vita ad una collezione di grande qualità. Si tratta soprattutto di opere grafiche, che documentano la produzione artistica fiorentina del dopoguerra, con nomi come Antonio Bueno, Renzo Grazzini, Fernando Farulli; ma troviamo anche nomi di rilievo assoluto come Picasso (presente con un disegno del 1952), Mario Sironi, Rosai, Maccari, Marino Marini, Pericle Fazzini.
Si supera l'atmosfera del secondo dopoguerra, per spingersi verso gli anni Sessanta, con le opere raccolte nell'Hotel Minerva di piazza Santa Maria Novella. Restaurato proprio in quel decennio dagli architetti Detti e Scarpa, che ne hanno caratterizzato gli interni con arredi di altissima qualità, l'albergo ospita in vari ambienti incisioni di Guttuso, Soffici, Squitieri ed Emilio Greco, autore anche della scultura La Bagnante del 1960 che rappresenta il pezzo di maggiore importanza della collezione.
E. Greco, La Bagnante (1960 c.), Grand Hotel MinervaContemporaneo all'opera di Greco, ma antitetico nello stile, è il grande bassorilievo posto nell'atrio dell'Hotel Le Due Fontane (piazza SS. Annunziata, 14) in cui Alvaro Monnini, uno dei fondatori dell'Astrattismo Classico, cerca di visualizzare un'idea di bellezza severa, che programmaticamente rinuncia a qualsiasi riferimento figurativo.
Ai primi anni Sessanta risalgono anche i pezzi più "antichi" posseduti dall'Hotel Ambasciatori (via L. Alamanni, 3), che nei corridoi dei vari piani e nelle sale comuni ospita una prestigiosa raccolta di opere realizzate negli ultimi quarant'anni del nostro secolo. A cominciare dai lumi di Fabio Tita che si trovano all'ingresso, tutto l'albergo è "invaso" da segni della creatività contemporanea: la scultura di Vittorio Messina e Mario Ceroli, i dipinti di Mario Schifano, Michelangelo Tomatchio Levi, ma anche il design di Andrea Mizzati che ha progettato i portachiavi delle camere.
Ma oltre a questa collezione l'albergo ospita anche una "ambasciata artistica" della NSK, Nazione ideale nata da un'idea del critico Giacinto di Pierantonio, confermando così la vocazione culturale del mondo alberghiero fiorentino che oltre ad accogliere in modo adeguato i visitatori di una delle più belle città del mondo, si propone a sua volta come contenitore di un patrimonio artistico tutto da scoprire.