Palmares France Cinéma 1996

La giuria di France Cinéma, composta da Giuspeppe de Santis (presidente), Furio Scarpelli, Anna Bonaiuto, Sergio Staino, ha constatato che il cinema francese gode davvero buona salute e che, in questo momento, si rivela particolarmente ricco e vario. Sa attraversare con alta ispirazione temi e problemi diversi: dalla commedia sentimentale (Hommes, Femmes: Mode d'Emploi di Lelouch), alla commedia di costume (Beaumarchais l'Insolent di Molinaro), dal romanzo d'epoca con una preziosa fotografia che rende protagonista uno straordinario paesaggio (le Bel Été 1914 di De Chalonge) al noir (les Voleurs di Téchiné), dall'indagine esistenziale (Comment je me suis disputé... di Desplechin) all'analisi sociale di altri film.
Grand Prix France Cinéma 1996

Miglior film è stato ritenuto Capitaine Conan di Bertrand Tavernier, emozionato ed emozionante smascheramento della stupidità dell'orrore delle guerre con un sottile e originale sguardo sulla miseria dell'eroismo da cui emerge la grande cultura tradizionale della Francia ma anche la sua accesa, innovativa controcultura.
Premio speciale della giuria
A Ponette di Jacques Doillon, un regista che ha saputo raccontare una penetrante e angosciosa storia, dandole forma e vita di documento colto dal vivo. Si penetra in profondità nella mente di una bambina di quattro anni e nel rapporto ancestrale che la lega alla madre.
Premio Opera Prima

A Ci sarà la neve a natale? (Y aura-t-il de la neige à Noël?) di Sandrine Veysset. Il film mostra il dramma dell'esistenza, la difesa della dignità della donna e la fatica del lavoro anche infantile in rapporto con le stagioni che, cieche e maestose, li scandiscono e condizionano. Una materia che è immagine di eventi naturali è stata resa dall'autrice, con altissimo istinto e maestria, un affascinante romanzo.
Segnalazioni
In assenza di altri premi a disposizione la giuria ritiene inoltre di dover segnalare due film che si distinguono per il loro grande impatto narrativo e cioè per la forza del loro originale racconto. L'uno, À la vie à la mort di Robert Guédiguian, denuncia lo stato di dolorosa emarginazione e di continuo degrado in cui è costretto un gruppo di emigranti. E l'altro, Le cri de la soie di Yvon Marciano, che nel raccontare la storia di un "Amor Fou", Cerca di esplorare gli infiniti misteri della sessualità che si annida negli esseri umani.

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