Savonarola
un frate in San Marco parte 2 Predicatore di penitenza, fustigatore dei costumi, nemico dei lati "pagani" dell'Umanesimo, fiero avversario di Lorenzo il Magnifico, frà Girolamo Savonarola (Ferrara 1452-Firenze 1498) entra nell'ordine Domenicano nel 1475, a 23 anni, nauseato dalla corruzione del suo tempo,e nel 1482 fa la sua comparsa a Firenze stabilendosi nel convento di San Marco (la sua cella è ancora visibile), di cui diviene priore nel 1491. Predicatore abile e di grande violenza oratoria, questa specie di Lutero italiano si accanisce contro la corruzione e la mondanità dei fiorentini: vuole il ritorno della Chiesa, dei costumi e della società alla primitiva purezza cristiana. Le sue parole infiammano: richiede al popolo (ed ottiene per due volte) il "bruciamento delle vanità", cioè degli oggetti preziosi o comunque di lusso. I falò, in Piazza della Signoria, ci furono ma, come dimostrato dagli elenchi rimasti, i fiorentini bruciarono solo cianfrusaglie e nascosero il resto. Egli condanna inoltre lo studio della letteratura classica, perchè pagana, e vuole estirpare ogni forma di vizio da Firenze. Si scaglia contro la ricchezza ed il gioco, richiamando alla disciplina uomini e donne. Il suo ideale di governo è una repubblica nelle mani del popolo, guidato da una rinnovata gerarchia ecclesiastica. Nella Firenze di Lorenzo, che canta "Chi vuol essere lieto sia, di doman non c'è certezza...", non vi può che essere scontro: la città si divide tra "Piagnoni", seguaci del Savonarola e della penitenza, e i più gaudenti "Palleschi", così chiamati dalle sei palle dello stemma mediceo. La battaglia contro il potere mediceo avviene a colpi di prediche sempre più ardenti, che richiamano folle enormi (tanto che in alcune occasioni crollano le panche in chiesa per l'eccessivo affollamento). Il frate viene ribattezzato "golpe dalla testa pelata" - ovvero volpe calva - ed anche "predicatore dei disperati".
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