Comune di Empoli Provincia di Firenze Regione Toscana Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze presentano IL DIARIO di Jacopo da Pontormo |
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Il diario |
Pontormo, Diario |
Occorre subito precisare che l'autografo del maestro di Pontorme costituisce la parte più preziosa di un manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (ms. Magl. VIII 1490), un voluminoso codice che raccoglie manoscritti eterogenei di età moderna per un totale di 32 unità. Il diario del Pontormo è formato da due modesti fascicoli (un ternione e un quinione di complessive 16 carte) modernamente numerate da 63 a 78 per effetto della legatura con altri testi del manoscritto magliabechiano, con solo 23 facciate scritte, due delle quali parzialmente. L'attuale successione delle carte non presenta affatto il diario così come lo scrisse il Pontormo. Infatti l'ordine cronologico delle singoli registrazioni risulta profondamente alterato: dal 30 gennaio 1555 al 23 ottobre 1556 a cc. 65v-73r, dal 17 dicembre 1554 al 27 gennaio 1555 a c. 73v, prescrizioni dietetiche a cc. 74r-75r integrate di alcuni ricordi (7 gennaio-6 febbraio 1554, 5 novembre 1554, 22 aprile 1555, in successione non ordinata a c. 75r-v), una nuova sezione
Diario del Pontormo, pittor fiorentino, trascritto da Filippo Baldinucci |
diaristica dall'11 marzo al 23 ottobre 1554 a cc. 76r-78r.
Nei primi decenni del Seicento una mano ignota appose l'iscrizione iniziale della c. 63r: "Diario di Jacopo da Pontormo fatto nel tempo che dipingeva il coro di S. Lorenzo", indizio sicuro che l'assetto atuale del diario risale almeno alla prima metà del sec. XVII. Per scriverlo, il pittore utilizzò fogli di carta che aveva presso di sÈ, e che adoperava anche per i disegni, piegandoli a quaderno (la dimensione attuale, leggermente ridotta dall'originale, è di circa mm. 220 x 150).
Dall'analisi dei singoli fogli risulta evidente che il diario era organizzato originariamente in un fascicolo unico di 8 fogli: per ricostruirlo, oggi, si deve aprire tutte le piegature e ricomporle dopo aver ruotato l'asse della piega di cucitura. Nell'ordine originario il diario si presenta, nella sua parte cronologica, come un testo di note nient'affatto giornaliere, un "calendario" messo insieme dal pittore - con molte intermittenze - dal 7 gennaio 1554 fino al 23 ottobre 1556. Lo scopo sembra quello di essere sempre presente a se stesso, nello svolgersi di un lavoro memorabile come gli affreschi di San Lorenzo, e di tener conto dei mezzi più idonei (alimentari ed esistenziali) per condurlo a termine.
Neppure il testo è unitario, e appare composto da più elementi. La parte che in origine apriva la sequenza inizia come una serie di "prescrizioni" per la vita sobria, seguìte, con aggiunte successive in ductus e inchiostro diversi, da una breve serie di "ricordi", due per l'esattezza. Questa parte sembra mostrare un Pontormo che intuisce di poter comporre riflessioni di altro tenore, di più largo respiro. La segue il vero e proprio diario semigiornaliero.
Gli studi filologici condotti per la pubblicazione del facsimile hanno permesso di stabilire che, a metà del Seicento, fu lo storiografo d'arte Filippo Baldinucci (1625-1696) a trarre una copia parziale dall'autografo del Pontormo: non una riscrittura meccanica ma più un tentativo di edizione critica, con la copia di 19 dei 40 disegni. Anche questo manoscritto si trova alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Pal. 621, otto carte di mm. 267 x 198). Alla fine del Settecento era in possesso del bibliofilo ed editore livornese Gaetano Poggiali (1759-1814), dalla cui collezione giunse nel 1816 alla Biblioteca Palatina, l'antica biblioteca granducale di Palazzo Pitti che, insieme alla Magliabechiana, costituisce il nucleo storico più importante della Nazionale.