Il calcio in costume
Le più antiche notizie sul Calcio in costume (o Calcio storico) giocato davanti alla Basilica di Santa Croce risalgono all'inizio del Quattrocento, quando la manifestazione era riservata ai giovani della nobiltà, ma già un secolo dopo lo sport era divenuto una pratica popolare. Gli incontri si svolgevano durante il Carnevale, anche in altre zone della città come via del Prato, piazza della Signoria o piazza Santa Maria Novella. Ma nelle feste solenni, ad esempio quella del patrono cittadino, San Giovanni, lo spettacolo tornava di rigore in Santa Croce. Celebre fra tutti l'incontro che si svolse il 17 febbraio 1530. Lo storico Benedetto Varchi racconta come la città, assediata dalle truppe di Carlo V che volevano ripristinare il governo mediceo, si radunasse ugualmente in piazza Santa Croce per assistere alla tradizionale partita. Lo spettacolo si svolse sotto gli occhi e le cannonate delle truppe imperiali: una sfida che fece diventare l'appuntamento una dimostrazione di civica fierezza. Nel 1580 il conte Giovanni de' Bardi di Vernio scrisse anche il primo "Trattato" sul Calcio, dettando le regole del gioco che aveva per protagonisti 54 giocatori divisi in due squadre e "ordinati su tre file, conforme all'antica battaglia romana".
La tradizione, interrotta nel 1739 con l'arrivo dei granduchi lorenesi, fu ripristinata nel 1930 nel programma di rilancio turistico di Firenze promosso dal fascismo. A questo scopo si aggiunse al gioco vero e proprio un folcloristico corteo inaugurale di quasi 550 figuranti. Da allora, in testa sfilano i nobili, annunciati dal presentatore, seguono i gonfalonieri dei quattro originari quartieri cittadini (Santa Croce, San Giovanni, Santo Spirito e Santa Maria Novella), i rappresentanti della antiche corporazioni e poi sbandieratori, mazzieri, musici, il maestro di campo (l'arbitro) e i giocatori, 27 per squadra: tutti indossano costumi rinascimentali.
Parata storica
Le squadre vestono poi i colori del loro quartiere: azzurri per Santa Croce, verdi per San Giovanni, rossi per Santa Maria Novella, bianchi per Santo Spirito. Si giocano tre partite, tutte in giugno per onorare il patrono San Giovanni, la cui festa cade il 24 del mese. Posta in palio: una vitella.
Il gioco si svolge al centro della piazza, coperta di sabbia per l'occasione, e ricorda, più che il nostro calcio, gli incontri di rugby o di football americano. Le regole, poco modificate dal Quattrocento ad oggi, sono quasi assenti: calci, spallate, gomitate, cazzotti e colpi bassi permettono ai giocatori di impadronirsi della palla e di cercare di "fare caccia", cioè infilare il pallone nella rete dell'avversario. A ogni "caccia" una colubrina spara alcuni colpi in aria. In questa atmosfera non mancano risse e nasi rotti ma lo spettacolo merita di essere visto.