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IL PAESAGGIO |
Anche se l'agricoltura ha oggi perduto il primato di settore trainante dell'economia locale, tuttavia interessa circa 3500 ettari e riesce ancora a caratterizzare l'ambiente, almeno nelle aree basso-collinari.
La villa fortificata
delle Corti a Ruballa,
gia' dei PeruzziIn effetti, molte delle aree che, grazie alla notevole quantità di manodopera prestata dalle ampie famiglie mezzadrili, fino agli anni '50 erano utilizzate dall'agricoltura - con la tradizionale consociazione olivo-vite in filari o come seminativi - sono state abbandonate e ricolonizzate dalla vegetazione spontanea infestante, erbacea e arborea. Alcuni incolti mettono in evidenza i processi di degrado del paesaggio agrario tradizionale, anche per la perdita del fitto tessuto delle strutture idraulico-agrarie (acquidocci, ecc.) che nel passato avevano il compito importante di irrigare e soprattutto di dare stabilità ai suoli.
Vigneto in primavera
Belli invece gli spazi collinari coltivati ad oliveti, che spesso occupano, sotto forma di filari, le pendici ciglionate o terrazzate oppure a vigneti specializzati.
I boschi si estendono complessivamente per circa 1500 ettari e sono costituiti prevalentemente da cedui assai invecchiati, cerro, roverella, carpino nero, leccio, cipresso e pino. Fra i boschi quello di Fonte Santa presenta caratteristiche di flora, fauna e clima, tali da renderlo particolare e unico, una nicchia ecologica.
In queste colline non è
raro incontrare lepri
o fagiani tra
le coltivazioniIl territorio comunale è in larga misura compreso nel bacino del torrente Ema, nel settore centro-meridionale. Altri corsi d'acqua minori sono i torrenti Grassina, Antella, Rimezzano e Ritortoli. Nel settore settentrionale numerosi borri si dirigono e confluiscono nel fiume Arno dai poggi Incontro e Alberaccio; fra questi il Rimaggio (senz'altro il maggiore, come sta ad indicare il nome medesimo) e il Fosso di Borgo; l'altro corso d'acqua di quest'area degno di considerazione è il Borro di Vallina.
Il paesaggio collinare
di Picille
La presenza dell'Arno e di una rete idrografica relativamente fitta ha favorito, dal basso Medioevo all'inizio del nostro secolo, l'insorgere di numerose attività legate alle risorse acquatiche: è il caso delle gualchiere di Remole, dei numerosissimi mulini da grano diffusi su ogni borro, del lavaggio e dello sbiancamento dei panni (lavandai e curandai), del traghetto dell'Arno mediante "navi", della pesca, ecc. Il settore collinare è sicuramente l'elemento fisico più caratterizzante dell'ambiente e del paesaggio di Bagno a Ripoli: i contrasti non troppo rilevanti e la varietà di struttura rendono l'insieme vario e articolato, ma allo stesso tempo unito e concorde.
Un tratto del torrente
Ema a monte di GrassinaI maggiori rilievi sono Poggio Alberaccio 497 m, Poggio a Luco 417 m, Poggio Incontro 557 m, Poggio Piglie 595 m, Poggio di Firenze 693 m; tutta la fascia di crinale e' altamente panoramica, con bellissima vista su Firenze e sulle colline circostanti; la presenza di alcuni valichi (Poggio a Luco 457 m, tra Poggio Crociferro e Poggio Gorioli 457 m, Passo di Terzano 420 m, varco di S. Donato in Collina 388 m), ha favorito fin dall'antichità etrusco-romana la nascita di importanti vie di comunicazione colleganti il bacino fiorentino e quello del valdarno superiore.
Un tratto del Borro
di San Giorgio, che
scende dalle pendici
boscose di San Donato
FONTESANTA una nicchia ecologica |
A sud-est di Firenze, si trova una vasta zona boschiva attraversata da uno dei più importanti tratti della via Maremmana che qui traccia il confine del territorio comunale, correndo sul crinale che divide il Valdarno aretino da quello fiorentino. I boschi di Fonte Santa sono apprezzati in ogni epoca dell'anno per l'aria salubre e balsamica e il clima dolce e temperato.
Correnti atlantiche corrono lungo la valle dell'Arno e raggiungono Poggio Firenze ancora cariche di umidità - nonostante i novanta chilometri di distanza dal Mar Tirreno ed i 6/700 metri di altezza - dando origine ad un microclima favorevole allo sviluppo di una vegetazione tipica del litorale, compreso il pino marittimo.
Il grande castagno
del prato di Fonte Santa
Esistono qui densi popolamenti di Ulex europaeus (scardiccio), Cistus scoparius (cisto), Genista pilosa (ginestra), fra i più estesi d'Italia e abbonda anche la Staehelina dubia molto rara in Europa e nel bacino Mediterraneo. Scoiattoli, istrici e cinghiali - questi ultimi oggetto di battute di caccia - popolano i boschi di palina di castagno e di quercioli, mentre nelle pinete nidifica la poiana.
Festa in Fonte Santa
Il botanico Giuliano Montelucci (1954), classificò la zona come nicchia ecologica confermando, attraverso la scienza, ciò che l'uomo da secoli aveva individuato ed apprezzato.
Dalla Costa al Sole, estesa fino al crinale, fortemente umida per le condensazioni, hanno origine numerose sorgenti che furono incanalate, alla fine del Seicento, per portare acqua alla villa medicea di Lappeggi. Il nome, Fonte Santa, conferma la sacralità attribuita al luogo dove salubrità dell'aria e purezza delle acque conosciute da secoli, sono dimostrate anche da documenti che risalgono al Quattrocento. I ritrovamenti archeologici fanno presumere l'esistenza di un centro religioso dove sostare prima dei lunghi spostamenti imposti dalla transumanza.
Qui, infatti, confluivano i pastori provenienti sia dal Mugello e Val di Sieve orientale sia dal Casentino settentrionale che, salendo da Pontassieve e da Rignano per la Consuma, si riunivano al valico di San Donato in Collina per proseguire fino ai pascoli dell'Accesa e di Boccheggiano.
Tutta la zona è da sempre frequentata da gitanti e, nel 1935, col volontariato della popolazione dell'Antella, è stato costruito un rifugio, luogo di incontro dei numerosi escursionisti.
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