di Maria Giuliana Videtta
storica dell'arte
Gli affreschi di
Piero della Francesca ad Arezzo
Ultimata la prima parte del restauro Dal 31 marzo al 4 maggio 1997, è
stato consentito al pubblico l' accesso ai ponteggi sulla parete sinistra
restaurata del ciclo di affreschi di Piero della Francesca nella Basilica
di San Francesco di Arezzo. E' stato così possibile contemplare
una delle pagine più belle della storia dell'arte occidentale a
distanza ravvicinata, tale da consentire la visione che solo l'artista,
gli aiuti e probabilmente i committenti ebbero all'epoca della realizzazione.
E' stato anche possibile constatare le difficoltà affrontate e
brillantemente risolte dall'équipe di studiosi e restauratori della
Soprintendenza di Arezzo e dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze
in più di dieci anni di lavoro.
"Esaltazione della Croce", insieme della scena dopo il restauro
de
"La leggenda della Vera Croce"
(proprietà dello Stato. Foto di Alessandro Benci) |
Determinante a tal fine l'impegno economico
della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio (si tratta fino ad ora di
quasi 5 miliardi di lire) che ha affiancato il Ministero dei Beni Culturali,
secondo un modello di collaborazione tra settore pubblico e privato che
in Italia si va sempre più consolidando nell'opera di salvaguardia
del nostro patrimonio artistico. Il ciclo di affreschi, dipinto da Piero
della Francesca fra il 1452 e il 1466 aveva subito, nei secoli, ogni tipo
di degrado : terremoti, incendi, sfregi delle truppe napoleoniche, modifica
della struttura muraria esterna della Chiesa, infiltrazioni d'acqua e successivo
inserimento nelle murature e sotto gli intonaci di grandi quantità
di cemento durante i restauri di inizio secolo, con il conseguente processo
di solfatazione, ossia di trasformazione dell'intonaco in gesso, e dei tentativi
di bloccarlo con l'applicazione di resine sintetiche.
"Ritrovamento della Vera Croce" particolare della veduta della
cità
dopo il restauro de "La Leggenda della Vera Croce"
(proprietà dello Stato. Foto di Alessandro Benci) |
Una vera "antologia di tutti i danni che un
dipinto può subire", come ha dichiarato la Soprintendente di Arezzo,
Anna Maria Maetzke, a conclusione della prima fase del restauro. Piero della
Francesca trasse i dodici episodi che si sviluppano lungo le pareti della
cappella maggiore della basilica aretina da "La leggenda della Vera Croce",
scritta da Jacopo da Varagine nel XIII secolo, per narrare ai fedeli illetterati
del suo tempo le vicissitudini del Sacro Legno attraverso i secoli. Ma,
soprattutto, per esprimere attraverso la pittura una visione del mondo in
cui l'ideale umanistico conferisce pari dignità alla natura, all'uomo,
all'architettura.
Negli affreschi aretini, le forme si compongono in un ordine armonioso e
razionale sulla superficie pittorica, costruita prospetticamente, dove plana,
chiara e serena, la luce a esaltare lo splendore dei colori e la solidità
dei volumi, a conferire unità spaziale alla composizione.
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