Di Bruno Daddi
62° Maggio Musicale Fiorentino
Quest'anno si è alzato in aprile il sipario del Teatro del Maggio sulla 62a edizione del Maggio Musicale Fiorentino con La Dama di Picche di Cajkovsky, diretta da Semyon Bychkov con la regia di Lev Dodin; a maggio invece si alza al Teatro Verdi con Il Ritorno di Elena di Mikroutsikos, che vedrà sul podio Alexander Myrat (regia di Georg Rootering), seguita da Tristan und Isolde di Wagner al Teatro del Maggio, con il "nostro" Zubin Mehta, regista Klaus Michael Grüber; Il Ritorno di Ulisse in Patria di Monteverdi con The English Concert diretta da Trevor Pinnock e la regia di Luca Ronconi (Pergola); Pelleas et Mélisande di Debussy diretta da Giuseppe Sinopoli con la regia di Dieter Dorn (Maggio). Quest'anno sono coinvolti nelle manifestazioni della quali diamo dettaglio alle pagine 52, i tre massimi teatri della città; oltre al Teatro del Maggio e il Teatro Verdi, quello della Pergola nonché il Piccolo Teatro del Maggioe ove, come di solito, si avrà la presentazione ed illustrazione di spettacoli, oltre ad alcuni concerti e balletti (Teorema con la coreografia di David Bombana, Tokyo Ballet, Neoclassica con coreografie di Hans van Manen, Rudy van Danzig, David Bombana, che concludono con la grande gala di danza in Piazza della Signoria il 3 luglio). Sembra che niente sia stato previsto per il rinnovato Teatro Goldoni, quel piccolo gioiello in Via Santa Maria che nello scorso marzo venne prescelto per commemorare i quattrocento anni della nascita del melodramma.
Zubin Mehta Tre i teatri ma ancor più i direttori di orchestra che si avvicenderanno sul podio; oltre all'immancabile e popolarissimo Zubin Mehta, ormai di casa fra noi tantoché meriterebbe, se già non l'ha avuta, la cittadinanza onoraria di Firenze. A lui si affancano, solo per fare alcuni nomi: Semyon Bychkov, Alexander Myrat, Trevor Pinnock, Giuseppe Sinopoli, David Robertson, Wolfgang Sawallisch; ci saranno concerti e recitals di Andrea Lucchesini, Vladimir Ashkenazy, Stephan Genz con Roger Vignoles, l'Orchestra G. Cantelli, The New Hellenic Quartet, Michele Campanella, Kristian Zimmermann, Maurizio Pollini, José Luis Basso. Il grande finale in Piazza della Signoria sarà diretto da Giuseppe Sinopoli con la partecipazione di Elizabeth Norberg-Schulz, Debora Beronesi, Herbert Lippert, Alan Titus.
Progetto per il Teatro
Musicale di FirenzeDel resto essere chiamati a dirigere gli spettacoli del Maggio è sempre stato un ambitissimo riconoscimento sia per i già affermati che per coloro che vi si sono cimentati per la prima volta. Istintivamente il pensiero corre a quei Maestri che hanno fatto grande il Maggio, primo fra tutti Vittorio Gui al quale si deve fra l'altro la costituzione nella nostra città, a partire dal dicembre 1928 della "Stabile Orchestrale Fiorentina" dalla quale sarebbe poi germogliato, nel 1933, il "<B>Maggio Musicale Fiorentino</B>", titolo che stando alle cortigianerie che allora, come ora, non mancavano, sarebbe stato ideato dallo stesso duce. Ed il Maggio ebbe sin dal primo momento un indiscutibile successo anche perché propose una diversa nuova visione dello spettacolo tanto da surclassare e poi stendere al tappeto il pressoché contemporaneamente neonato Festival Internazionale di Musica di Venezia il quale non riuscì a reggere il confronto.
Bozzetto per Pelleas Melisande E da questo notevolissimo sviluppo della prima edizione la quale, come noto, era costituita da sei spettacoli lirici, due di prosa, sei concerti sinfonici e cinque di musica da camera, scaturì un'idea ancor più ambiziosa ma pochissimo nota, la quale si era anche tradotta in una serie di progetti messi sulla carta, fra il 1935 ed il 1940 da bel qualificati architetti: quello di creare addirittura a Firenze "Una città della musica" destinata comunque anche a scuola d'arte drammatica. Il luogo era già stato individuato, Diladdarno, nella risanata zona di Piazza Tasso e Piazza dei Nerli con un'appendice anche sulla collina di Bellosguardo ove doveva sorgere anche un monumentale teatro. Questa l'idea che, come detto, si era concretizzata in una serie di progetti dei quali è tuttora possibile prendere visione presso l'Archivio Storico del Comune di Firenze, Palazzo Bastogi, Via dell'Oriuolo, 33 ove il prezioso materiale che è stato oggetto anche di una recente mostra è custodito. Progetto ambizioso che purtroppo il nefasto 10 giugno 1940 con le sue tragiche conseguenze doveva vanificare. In proposito si sta parlando ma, purtroppo, almeno per il momento, solo parlando, di riportare in vita tale grandioso progetto, utilizzando all'uopo i grandi spazi di cui dispone la Stazione Leopolda, abbastanza centrale e facilmente raggiungibile. Purtroppo, torniamo a riperterlo, non ci risulta che allo stato attuale vi sia qualcosa di concreto salvo un progetto affidato alla genialità di Gae Aulenti ma non ci sembra che riguardi in particolare la utilizzazione degli ambienti per una certa attività musicale. Se son rose, fioriranno!
Ulisse in patria Ma torniamo ai maestri, ai grandi direttori di orchestra ai quali è stata, di volta in volta affidata la direzione degli spettacoli. Per dovere di ospitalità riteniamo giusto far menzione, per primi, di quelli stranieri scusandoci per eventuali possibili dimenticanze sia nei loro riguardi che di quelli italiani. Grandi nomi che hanno fatto la storia del Maggio: Mitropoulos, Rodzinsky, Stokowsky, Scherchen, Furtwängler, Gaulon, Chailly, Feroscev, Strauss, Von Karajan. Accanto a loro i nostri; oltre al rammentato Vittorio Gui, Tullio Serafin, scopritore di talenti, dalla "divina" Maria Callas alla oggi ottantenne Giulietta Simionato e con loro: Gabriele Santini, Carlo Maria Giulini, Giannandrea Gavazzeni, Antonino Votto, Nino Sanzogno, Antonio Guarnieri, Bruno Walter, Gino Marinuzzi, Fernando Previtali, Claudio Abbado, Bruno Bartoletti, Aldo Ceccato, Bruno Maderna, Roman Vlad, Franco Capuana, Antal Donati, Ettore Panizza, Sergio Failoni, Roberto Lupi, Mario Rossi e poi il napolitanissimo Riccardo Muti, appena vincitore nel 1969 del concorso Guido Cantello che a Firenze si è formato e dove sono nati i suoi figli prima che ci venisse scippato dalla Scala, per finire a Zubin Mehta per il quale, proprio in questo Maggio, cadono i trenta anni da quando sempre nel lontano 1969 diresse per la regia di Giorgio Strehler il "Ratto dal Serraglio" ed il "Fidelio". Sessantasei anni di vita, sessantadue edizioni con quella che ci attende a che contiamo di festeggiare insieme.