Di Bruno Daddi
Itinerari Fiorentini
In costanza di questo anno Giubilare ci piace sottoporre ai graditi ospiti della nostra città, alcuni itinerari alternativi da effettuarsi, abbastanza comodamente, a piedi approfittando di questi pomeriggi in cui le giornate sono piuttosto lunghe. Iniziamo da piazza Santa Maria Novella. Siamo appena usciti dalla nota basilica ove abbiamo potuto ammirare fra l'altro il restauro, nella cappella dedicata a Filippo Strozzi, degli affreschi di Filippino Lippi (1457-1504) con le storie di San Filippo e di San Giovanni, come pure il monumento funebre dello Strozzi opera di Benedetto da Maiano e ci troviamo nella omonima armonica piazza ove i due obelischi in marmo mischio di Seravezza rappresentavano le mete nella corsa del palio dei Cocchi. Sulla piazza stessa trovamo due alberghi di notevole rilievo: il Grand Hotel Minerva periodicamente sede di eventi culturali ed il Roma in stile "déco'" con vetrate e mosaici di Galileo Chini. Se imbocchiamo via della Scala, al n. 6 è interessante il palazzo Dal Borgo, oggi albergo, con facciata decorata di graffiti raffiguranti il Trionfo di David (allegoria delle vittorie di Cosimo de' Medici ), mentre al n. 16 è la nostra meta: la celebre Officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella, appartenente al convento domenicano sino al 1866 e che, dopo il passaggio alla proprietà comunale, è gestita dai discendenti dell'ultimo frate farmacista Damiano Beni. A questo proposito è necessario chiarire che, a seguito della soppressione degli Ordini religiosi decretata nel 1866 dal Governo italiano, lo Stato si appropriò di tutti i beni appartenenti agli stessi, ivi compreso il complesso di Santa Maria Novella con gli annessi locali della Farmacia. Allora il Beni stipulò il 16 ottobre 1866 una convenzione con lo Stato per prendere in concessione l'aromateria - così veniva definito - convenzione che, intelligentemente, fece stipulare a nome di suo nipote Cesare Augusto Stefani il quale già lo coadiuvava nella conduzione dell'attività. A sua volta lo Stefani, legittimo affittuario, acquistò nel 1879 dal Comune di Firenze che a partire dal 1871 era divenuto proprietatio del complesso per una precisa disposizione di legge, acquistò, dicevamo nome e avviamento della Farmacia e tutti i beni mobili esistenti nell'Officina e cioè attrezzi, arnesi, utensili, oggetti artistici, mobilia iniziando a pagare un canone annuo per l'affitto onere poi assunto dai suoi eredi. In effetti questi ultimi, consapevoli del valore di quanto acquisito hanno cercato di non disperderlo nel tempo mantenendo così integro un ambiente altamente caratteristico e la sua attività permettendo così la fruizione anche al pubblico dell'unica Farmacia "conventuale" fiorentina. La stessa, il cui primo germe risale a poco dopo il 1221, data di insediamento a Firenze dei Domenicani, è posta sotto la protezione di Rosa da Lima e di San Pietro da Verona maggiormente conosciuto a Firenze quale fondatore di diverse confraterne fra cui, rinomatissima, quella della Misericordia (1244) e strenuo combattente dell'eresia patarina che lo condusse al martirio. Oltrepassato il bel portale in pietra serena sul cui frontone spicca lo stemma domenicano, veniamo accolti sino dal vestibolo e prima di accedere al salone di vendita, da un intenso, ammaliante profumo che scaturisce dalla lavorazione delle piante e fiori officinali che caratterizzano la produzione dell'Officina. Subito dopo il grandioso salone di vendita ricco di affreschi suppellettili di epoca, statue, il tutto in grado di costituire un'esaltante atmosfera e nel quale ci ripromettiamo di ritornare al fine di acquistare alcuni dei ben qualificati prodotti. E' infatti opportuno non soffermarsi e chiedere di poter visitare anche gli altri ambienti costituiti dalla sala prospiciente il giardino, quella dell'antica spezieria da dove, in antico, vi era anche la possibilità di accedere al chiostro grande e nella quale troviamo sia dei pezzi eccezionali nei mobili e nell'arredamento, come pure brocchette, vasi, alambicchi, mortai, bilancine, tutti di epoca, provenienti, per quanto riguarda le ceramiche da Faenza, Montelupo, Richard Ginori. Tornando indietro abbiamo rammentata la sala prospiciente il giardino nella quale, a metà ettecento venivano ricevuti gli ospiti di riguardo come gli Ispettori dell'Arte dei Medici e Speziali ai quali venivano servite le specialità della farmacia, come l'alchermes, l'elixir di rabarbaro, e addirittura, la cioccolata, luogo di ritrovo arredato con mobilio stile Direttorio. Altra rinomata specialità della Farmacia, era la famosa "acqua antisterica" comunque non certo servita agli ospiti di riguardo ma utilizzata, e con una certa frequenza, per rianimare, odorandola, le nostre trisavole assai soggette a svenimenti più o meno autentici ma tuttavia in grado di risolvere spesso situazioni particolarmente delicate. Anche allora, del resto come oggi, quella che viene definita l'altra metà del cielo ne sapeva una più del diavolo! Ma la visita non ancora finita; infatti ci accoglie la Sacrestia di San Niccolò con una suggestiva Deposizione ed un altro caratteristico Noli me tangere, attribuita a Mariotto di Nardo mentre non possiamo fare a meno di dare una sia pur fuggevole occhiata alla galleria ed all'antica distilleria. La visita è terminata, torniamo nel salone di Vendita e qui abbiamo davvero la possibilità di assai qualificati acquisti; ci accorgiamo che si è già fatto buio e quindi rimandiamo ad un altro giorno i altri vagabondaggi fiorentini.