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Di Di Marcello Lotti


 

La Cappella di San Jacopo a Fiesole


La Cappella di San Iacopo: uno splendido contenitore per le oreficerie sacre della Diocesi di Fiesole. Sconosciuta anche alla maggioranza degli stessi fiesolani (per anni ha ospitato un centro di raccolta della Caritas), la Cappella di San Iacopo e' l'antico Oratorio del Palazzo Vescovile di Fiesole, di cui fa parte ma con accesso autonomo sulla via che porta da Piazza Mino al Convento di San Francesco. Costruito probabilmente da Iacopo il Bavaro nella prima meta' dell'XI secolo, e pi volte trasformato nel corso dei secoli, l'oratorio esisteva piu' o meno nelle dimensioni attuali gia' nei primi decenni del '400, quando fu fatta affrescare la parete frontale con una rappresentazione della ŅIncoronazione della Vergine Maria fra angeli e santi". Un nuovo intervento nel 1700 - sotto il Vescovo Neri Altoviti - conferi' alla cappella l'aspetto che oggi possiamo ammirare dopo il completo restauro dell'ambiente effettuato dalla Diocesi, che ha recuperato le splendide cromie parietali settecentesche.

L'intervento della Soprintendenza ai Beni Artistici di Firenze ha consentito anche il restauro dell'affresco: una maestosa rappresentazione dell'Incoronazione della Vergine alla presenza delle gerarchie celesti. Intorno al Cristo e alla Vergine racchiusi in una mandorla si trovano gli angeli musicanti, e, al di sotto, due teorie di santi capeggiati da San Giovanni Battista a sinistra e da David a destra. L'affresco e' unanimemente attribuito a Bicci di Lorenzo, pittore fiorentino operoso dalla fine del Trecento alla meta' del Quattrocento e molto apprezzato nell'ambiente fiesolano, ove ha lasciato due grandi pale d'altare visibili in Duomo e nella chiesa di San Francesco. Nella lunetta centrale, invece, la raffigurazione dell'Apostolo Iacopo il Maggiore e' opera ottocentesca del pittore Antonio Marini, che and˜ a sostituire quello di Nicodemo Ferrucci dipinto alla fine del Cinquecento. Il restauro della Cappella ha offerto l'occasione per rendere fruibile al pubblico una ricca collezione di arredi liturgici provenienti dal territorio della Diocesi di Fiesole, fino ad oggi custoditi in un deposito della Curia Vescovile per motivi di sicurezza. Le 50 opere esposte appartengono ad un arco temporale che va dal XII secolo al Novecento, a testimoniare non solo la vitalita' liturgica della Diocesi fiesolana - una delle piu' vaste della Toscana -, ma anche l'evoluzione storico-stilistica di un'arte a torto considerata minore. Crocefissi, calici, ostensori, turiboli, sapientemente restaurati per l'occasione dall'Opificio delle Pietre Dure, mostrano tutto il percorso compiuto dall'oreficeria liturgica fiorentina e toscana, dalla sobrieta' tardogotica all'esuberanza barocca, fino all'eclettismo del Novecento, passando attraverso la monumentalita' rinascimentale e il linearismo controriformistico. Nella raccolta, alcuni oggetti spiccano per l'intrinseco valore artistico e l'originalita' della fattura: fra tutti la cosiddetto "mitria di San Romolo", sicuramente uno degli arredi piu' famosi e prestigiosi di tutta l'oreficeria della nostra regione. In velluto e argento, e ricca di smalti avvicinabili allo stile ghibertiano, la mitria e' databile tra il 1456 e il 1466, e appartenne al Vescovo Leonardo Salutati.Ricchissime le testimonianze cinquecentesche, fra cui il "pastorale" in argento databile intorno al 1570 e la singolare "croce astile" realizzata per la chiesa di Santa Maria Primerana da Girolamo di Martino Spigliati (1568-69), il cui fondo smaltato a stilizzatissime moresche ne fa un unicum nella storia dell'oreficeria toscana. Tra le opere sei-settecentesche, infine, da segnalare l'elegante calice proveniente da Nipozzano, realizzato dal noto orafo fiorentino Francesco Vandi, e il raffinatissimo vassoio in argento con la tesa balzata a foglie d'acanto, da ascrivere all'argentiere Cosimo Mari. Gratuito per i visitatori dei Musei fiesolani (Biglietto unico: Intero L. 12.000 - Ridotto L. 8.000 - Famiglie L. 28.000).


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