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di Bruno Daddi


Curiosità Fiorentina
Il Piovano Arlotto

Non rientra nei normali prefissati circuiti turistici, tuttavia il viaggiatore meno frettoloso, magari dopo essersi "imbevuto" della grandiosità del David di Michelangelo o della sacralità delle Cappelle Medicee con il pericolo di essere preso dalla sindrome di Stendhal, potrebbe fare una capatina in via degli Arazzieri n. 8 (da Piazza S. Marco verso Piazza Independenza) - sede dell'Associazione Italiana Maestri cattolici a visitare così, l'oratorio di Gesù Pellegrino o dei Pretoni ristrutturato da Giovanni Antonio Dosio (1584-88) per volere del Cardinale Alessandro de' Medici nel cui interno rettangolare, con tetto a capriate, esiste una serie di affreschi e pale, con storie cristologiche, eseguite da Giovanni Balducci entro il 1590. Ma ciò che desta maggiore curiosità nell'oratorio é la lastra tombale del piovano Arlotto Mainardi, celebre per le sue burla che reca la seguente epigrafe da lui dettato in vita che così recita: "Questa sepoltura il piovano Arlotto la fece fare per se e per chi ci vuole entrare" (1484).

Questa simpaticissima figura di sacerdote fiorentinissimo, nato nel 1396 e piovano (o pievano) per molti decenni della chiesetta di San Cresci a Maciuoli nella diocesi di Fiesole è celebre per un curiosissimo libro nel quale, dopo la sua morte un anonimo amico raccolse le sue facezie e burle ma anche considerazioni assai sagaci, libro del quale sono state fatte numerose ristampe - oltre una settantina - e che venne tradotto anche in francese e tedesco; fu assiduo di Casa Medici ed alcuni aneddoti sono appunto riferiti a personalità di tale famiglia. Giramondo fu altresi benvoluto da sovrani del suo tempo quali: Edoardo d'Inghilterra, Alfonso di Napoli e Renato di Angiò. La sua immagine ci è stato tramandato da due dipinti, uno di Giovanni di San Giovanni e l'altro di Baldassare Franceschini (il Volterrano) entrambi a Palazzo Pitti.

Riteniamo simpatico, per il nostro lettore, riportare alcune delle storielle a lui attribuite, così potranno meglio comprenderne la personalità e ad averne un certo buonumore, come pure un utile ammaestramento. Avvertiamo che l'italiano, piuttosto arcaico, è quello del testo originale.

Facezia XXXV fatta al Ponte a Sieve dal Piovano Arlotto facendogli freddo.
Tornando il Piovano Arlotto di Casentino una domenica sera alloggiò a una osteria al Ponte a Sieve, tutto molle, istracco e pieno di freddo e di fango perché tutto quello giorno non finì di piovere e così tutta la notte seguente. Smontato da cavallo vassene a uno grande fuoco gli aveva fatto l'oste, dove erano forse trenta contadini, perché invero oltre al piovere era freddo; e sempre il dì e la sera delle feste è loro usanza di fare ridotto all'osteria a bere, a giocare, e dire di quelle loro novellacce e bugie. Stavano quella sera fitti a quel fuoco intorno e quasi al Piovano a dosso, in modo che il povero uomo non si poteva né rasciugare né riscaldare né ancora a mala pena rivolgersi; né giovava il dire dell'oste né il suo, ché quelli contadini non si volevano partire.

Indignato il Piovano immaginò in che modo potesse levare quelli villani da quello fuoco. Cominciò a stare malinconoso e afflitto; non si rallegrava, non parlava, non motteggiava. Di questo forte maravigliandosi l'oste, che cognosceva che 'l Piovano sempre soleva istare lieto e giocondo, e che quella sera appena non parlava, disse:
- Piovano, che avete voi questa sera che voi istate cosi in èstesi? che mi pare impossibile e contro a vostro costume e natura, ché sempre solete istare lieto e iocondo. Se voi vi sentite male o briga alcuna, ditelo, ché non è cosa che io e tutti i mia parenti non adoperassino per voi -, istimando l'oste che non avessi riceùto qualche villania da qualcuno in Casentino, perché quelli contadini sono mali uomini.


Ritratto del Piovano Arlotto (Palazzo Pitti)

Rispuose il Piovano:
- E' m'è avvenuto uno tristo caso che m'è cascato di questo carnaiuolo circa a quattordici lire di moneta e dicianove fiorini larghi, ma io ho isperanza di ritrovarne qualcuno, perché io so non gli ho perduti se none da cinque miglia in qua; nel tal luogo io bevvi, e nel montare a cavallo da lì a mezzo miglio che io ero isceso per spandere acqua, il carnaiolo si stracciò a una bulletta dello arcione, e quelli danari mi sono cascati a poco a poco di quello luogo dove è rotto il carnaiuolo, e so che per il tempo niuno è venuto drieto a me.

Voglio uno servigio da te che domattina a buona ora, se non piove, che tu venga meco, o mandi ch'io so, a ritrovarne qualcuno.

Non più chete queste parole, si viddono partire quelli contadini piano piano, a dua, a quattro, a sei, e non ve ne restò veruno, e tra loro feciono uno certo pissi pissi ed insieme consigliorono che in quel punto si dovessi andare a cercare di quelli danari per rubarli al Piovano. E di subito con fiaccole e lanterne e con capperoni, non curando il mal tempo, ché forte pioveva, andorono a cercare di questi danari - e tra loro fu uno figliuolo dell'oste e dua suoi nipoti - ; i quali ebbono la mala pessima notte, e più di tre n'amalò di pessime febre, e il nostro Piovano istette al fuoco largo e triunfò, e quelli contadini trovorono i danari in sogno. L'oste la mattina gli volle donare lo scotto e voleva andare adiutarlo a cercare, e non sapeva che quelli villani vi fussino iti la notte.


Frontespizio dell'edizione Zopino (Venezia 1535)

Motto CLXX (Faceto detto del Piovano Arlotto sendo una sera a cena in villa)
Era una sera a cena a una villa dove erano alquanti uomini da bene; e incominciato alquanto a piovere, tutti si rallegrorono e davano molte lode a quella acqua, perché era istato lungo tempo non era piovuto.
Dicevano:
- Sarà buona a' grani e alle biade, e ottima al vino. Vedendo il Piovano che a quella cena non era uomo che annacquasse gocciola di vino, disse:
- Voi date tante lode all'acqua, e non ci è però niuno di voi che se ne metta una gocciola in corpo.

Risposta del Piovano ad una giovane chi li domanda se mai più vide più ornata di lei.
Una donna bella e molto ornata domanda il Piovano e dice:
- Vedesti voi mai più maravigliosa cosa e con più ornamenti di me?
Rispose:
- Si, il gallo, il fagiano e il pagone sono più maravigliosi, perché sono fatti dalla natura e l'ornamento è naturale ed è più maraviglioso e più bello che lo accidentale e artificiale.


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