di Stefano Filipponi
L'architettura moderna a Firenze
Arcone monumentale, piazza della Repubblica, Vincenzo Micheli 1895. Il grande arco, i portici e la ricchezza delle decorazioni scultoree forniscono il fondale adeguato all'ottocentesca piazza della Repubblica.
Vincenzo Micheli: Arco monumentaleChiesa Ortodossa Russa, via Leone X-viale Milton (bus 1, 8, 19), Michele Preobragensky 1899-1903. Riflette l'eclettismo decorativo dell'architettura russa contemporanea ma fu interamente realizzato da architetti e artisti fiorentini; una collaborazione che testimonia la natura cosmopolita della Firenze di inizio secolo.
Magazzini Pola & Todescan, via Brunelleschi-via del Campidoglio-via dei Pecori, Giovanni Paciarelli, 1903. I portici monumentali sono in tono con la vicina piazza della Repubblica, ma il disegno dei fregi floreali in ceramica e le decorazioni plastiche sono moderniste.
Casa-Galleria, Borgo Ognissanti 26, Giovanni Michelazzi 1911. Il più brillante esponente dell'architettura liberty fiorentina riesce qui, con il dinamismo della facciata, a dare respiro ad una palazzina inserita nello stretto spazio lasciato dagli edifici preesistenti.
Stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella, piazza dell'Unità Italiana, Giovanni Michelucci e altri 1932-1934. L'architettura razionalista propone un modo nuovo di rispettare la tradizione. Lo sviluppo orizzontale e i materiali tradizionali, permettono di armonizzarla con la verticalità della chiesa medievale.
Giovanni Michelucci: Stazione di S. Maria Novella GiovanniPalazzina Reale, piazza Adua (lato destro della Stazione di S.M. Novella), G. Michelucci 1934-1935. Nata per accogliere il Re ed altri ospiti illustri, la palazzina richiese una maggiore adesione alla monumentalità dell'architettura ufficiale, riscattata però dalla grandissima eleganza dei materiali usati e nei particolari d'arredo.
Edificio per abitazioni e negozi, via Guicciardini-via dello Sprone, Giovanni Michelucci 1954-1957. Ancora una volta l'uso di materiali tradizionali (in questo caso il rivestimento in pietraforte) e l'attento proporzionamento delle facciate caratterizzano il lavoro, l'edificio migliore tra quelli costruiti nell'area rasa al suolo dall'esercito tedesco in ritirata.
Sala delle Maestà degli Uffizi, G. Michelucci - C. Scarpa - I. Gardella 1956. L'uso di capriate a vista nella copertura rievoca le chiese medioevali. Sintesi tra bellezza e funzionalità (da notare le sbarre che tengono a distanza dalle opere, basamento in legno che sostiene la Maestà di Giotto, fessure nei muri per lo spostamento dei dipinti).
Sede Aci e albergo, viale Amendola 36 (bus 8,19), E. Brizzi - D. Cardini - G. Gori - R. Raspolini 1958-1960. Possenti cavalletti in cemento armato sostengono i cinque piani destinati alle sale d'albergo e portano "appesi" i due piani sottostanti: uno dei maggiori edifici razionalisti degli anni '50.
Centro Leasing (ex sede Olivetti), via Santa Caterina d'Alessandria 30-34 (bus 1, 8, 19, 20), A. Galardi 1968-1970. Un altro esempio di architettura moderna caratterizzata dalla novità delle soluzioni statiche: due torri (funzionanti anche come corpi scala) sorreggono la piastra di copertura, semplicemente poggiata, a cui l'edificio è appeso.
Palazzina per residenza, negozi e uffici, piazza San Iacopino (bus 22, 23), M. Dezzi Bardeschi 1970-1972. Ha provocato forti polemiche per le forme irregolari. Dall'inserzione di cilindri e prismi nasce una struttura esterna che alterna curve e spigoli acuti con un dinamismo accentuato dal rosso bruno e dal verde pistacchio degli intonaci.
Archivio di Stato, viale Giovine Italia-viale Amendola (bus 8, 19), F.Bonaiuti - I. Gamberini - R. Vernuccio 1978-1986. Lo spazio triangolare viene articolato con due corpi longitudinali: all'esterno offre una facciata a gradoni lungo viale Amendola e una parete vetrata su viale Giovine Italia, raccordate all'angolo dalla grande Sala Studio.
Terminal per autobus urbani, via Valfonda (lato destro della Stazione di Santa Maria Novella), C. Toraldo di Francia 1987-1990. Con gli anni Ottanta arriva a Firenze la leggerezza e la morbidezza del postmoderno, abbandonati il cemento e l'acciaio a vista si passa a forme ispirate alla vivacità del design. Tutto si evolve, tranne il clamore suscitato in città.