Testimonianza del dott. Bruno Santi (I)
A quel tempo ero un laureando in Storia dell'Arte. Mi mancava l'ultimo esame che avrei dovuto dare il 5 Novembre. Abitavo in San Niccolò sul lungarno e la prima cosa che feci fu andare in Santa Croce perché la situazione era molto grave. Infatti, coi militari portammo via il San Francesco di Bardi, dipinto da Giotto nel Duecento.Cercai di essere dove c'era più bisogno di aiuto per salvare le opere d'arte e subito dopo andai nella chiesa dei SS. Apostoli. Il fango era altissimo e la forza dell'acqua aveva addirittura spostato l'organo facendogli bloccare la porta. Togliemmo tutta la melma e poi andai alla chiesa di Santa Trinita dove lavorai alla pulizia delle cappelle con gli affreschi del Ghirlandaio.
Al museo Horne invece lavorai sui codici alluvionati ma il periodo più lungo lo passai alla Limonaia di Boboli. L" erano state portate molte delle tavole alluvionate tra le quali c'era anche un San Pietro che aveva subito altre due alluvioni, nel 1333 e nel 1557.
Alla Limonaia, assieme al collega John Schofield, lavorammo diversi mesi. Controllavamo il movimento delle muffe sul Cristo del Cimabue e John "inventò" un sistema più rapido che consisteva nel soffiare il mufficida sull'opera, in pratica emulava il vaporizzatore, facendoci cos" guadagnare tempo prezioso. Fu un lavoro piuttosto pesante.
In quel periodo a Firenze eravamo senza luce né acqua e ricordo che venne anche riaperto un antico pozzo in Costa San Giorgio attraverso il quale potevamo avere l'acqua potabile. Ricordo anche una grande fiaccolata nella quale per la prima volta sentii cantare "We shall overcome" di Joan Baez; era praticamente l'inizio della protesta che sfociò nel 1968.
Il dott. Bruno Santi é Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Siena
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