di Silvia Messeri





Una ricorrenza da non "celebrare"

Il 4 novembre ricorrono trent'anni dall'alluvione che nel 1966 sconvolse Firenze. E come ogni ricorrenza, anche questa sarà celebrata. Con tante iniziative tra le quali convegni, incontri, raduni, concerti, mostre. Anche su queste pagine c'é una mostra fotografica, ci sono interviste, testimonianze. Diciamo subito che tutto questo non è per "celebrare". Non si celebra un evento drammatico che provocò morti, distrusse opere d'arte, lasciò cinquemila famiglie senza tetto, cancellò seimila botteghe su diecimila e svelò l'impotenza e l'inettitudine dell'apparato statale. Queste pagine sono per "ricordare"..

Salvataggio (Foto Red Giorgetti© 1966)
Ricordare, innanzitutto, i fiorentini che questo evento l'hanno vissuto in prima persona e sulla loro pelle. Che hanno spalato il fango con i secchi, con le mani, con il poco che avevano a disposizione fino a che, sei giorni dopo l'alluvione, sono finalmente arrivate le ruspe. Ricordare che, dopo trent'anni, Firenze è ancora più a rischio, i danni sarebbero più ingenti ma, forse, le ruspe arriverebbero prima. Ricordare tutti coloro che hanno affiancato la città di Firenze nell'immane lavoro di ricostruzione. Ecco perché l'appello agli angeli del fango. Perché se c'è qualcosa da celebrare è proprio l'ondata di solidarietà che, dopo quella della piena, travolse Firenze. E noi non l'abbiamo dimenticata. Vedi anche: intervista al prof. Umberto Baldini
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a cura di
Silvia Messeri & Sandro Pintus

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