Primo Conti

Primo Conti nasce a Firenze con l'inizio del secolo il 16 ottobre 1900. La sua vita sarà segnata dalla precocità con cui si esprime, già tra gli otto e i dieci anni, nel campo della musica, della poesia e della pittura con talento geniale, poi, nel 1913, dall'incontro con i futuristi. L'impulso verso l'innovazione assume forme già compiutamente futuriste nei disegni, mentre nella pittura lavora ad un inedito incrocio tra secessione, fauvismo, espressionismo ed orfismo. Solo nel 1917, dopo l'incontro con Balla, a Roma e a Napoli, con Marinetti che gli conferma entusiasta l'apprezzamento per il volume Imbottigliature che sta per dare alle stampe, Conti entra definitivamente nel movimento futurista.
Ad esse darà il suo contributo fondamentale, non solo con l'opera letteraria, ma con i magnifici dipinti e disegni eseguiti tra il 1917 e il 1919, anno in cui la sua pittura evolve già in direzione metafisica. Gli Anni Venti sono particolarmente complessi per Conti, che interseca manierismo, esotismo, esoterismo, grande pittura di storia e religiosa, tracciando un arco vasto quanto lo è la sua curiosità nel mondo dello spettacolo e di quello letterario di Pirandello, Bontempelli e Pea, che lo condurrà, nel 1929, alla fondazione del Premio Viareggio.
Secondo alterne vicende scorrono gli Anni Trenta, tra la costrizione nel privato e le grandi opere celebrative, tra la forzosa adesione al fascismo e l'interna ribellione ad essa, che traspare dal suo mancato consenso al gruppo Novecento di Margherita Sarfatti e da altri episodi di non allineamento. Gli offre nuove prospettive solo l'impegno per il rinnovamento della scenografia del Teatro Lirico con il Maggio Fiorentino.
Con grande anticipo rispetto alla riscoperta ufficiale del movimento futurista che avverrà circa venti anni dopo, la ripresa di temi e sperimentazioni futuriste per Conti, inizia già negli Anni Quaranta. Un fatto che si deve sicuramente alla mai diminuita qualità della sua pittura e alla sua ben conosciuta autonomia rispetto ad indicazioni generali. Vero e proprio romanzo la sua vita riserva ancora un grande colpo di scena: la crisi mistica, che dal 1948 al 1963, lo fa assoggettare completamente alle regole del III Ordine Francescano, benchè seguiti a dipingere. Accostandosi all'ultima sua pittura non si può non tener conto di questo passaggio, al termine del quale, Conti è un uomo completamente rinnovato. Incontrando il proprio destino, invece che affaticandosi a dirigerlo, l'artista raggiunge l'identità tra sé e l'universo, tra l'io e il sé junghiano, una centralità della propria coscienza che è il più alto grado di possesso della propria vicenda. Anche la nascita della sua Fondazione, attraverso il dono della casa,dell'archivio e delle proprie opere, corona il rispecchiamento del destino del singolo nella dimensione collettiva, l'incontro tra la sua vicenda individuale e la storia di un'avanguardia che aveva sempre cercato la coincidenza tra l'arte e la vita, tra la cultura e la sua capacità di trasformare gli uomini e la società.

Primo Conti giovane mentre dipinge, 1911


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