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di Cinzia Dugo con la collaborazione di Giuliano Giuliani.


Viaggio à rebours nella memoria di un toscano

Grande è il piacere che procura facendole visita, forse più intenso è quello che determina il percorso che occorre compiere per raggiungerla. Ci si arriva attraversando prati verdeggianti, fitti boschi e ricchi pascoli, scendendo e salendo sopra leggere colline fiancheggiate da cipressi, pini, aceri e lecci, contemplando il gioco di luci che investe le antiche chiese parrocchiali e le bellissime case coloniche, sparse nella campagna circostante. Lontana e remota è l'origine che le si attribuisce come testimoniano i reperti archeologici legati alla civiltà etrusca e i toponimi di alcune località che permettono di risalire alla presenza di insediamenti romani.




J.Callot: Festa di S. Luca all'Impruneta


Che si tratti di una località e per di più toscana risulta abbastanza evidente, nonostante siano veramente pochi gli elementi, anzi le definizioni un po' canzonatorie, tipiche dei rompicapi enigmistici che, in modo del tutto arbitrario, mi sono divertita a proporre, immaginando di rivolgermi ad un interlocutore in cerca di vezzi stroncanoia, quasi volessi allontanare il fantasma della solitudine che, talvolta, aleggia intorno a chi ama comunicare con la scrittura. Non ho ad esempio fatto alcun cenno dell'anfiteatro naturale che, proprio per la sua particolare posizione, ricrea una famosa bellissima piazza, nè della torre campanaria che ivi si staglia e, con aria solenne, guarda dall'alto un'antica pieve (consacrata nel 1060) cui è universalmente riconosciuto il merito di aver dato origine e prestigio ad "in pruinetis". E' allora fra i pini...che si annida il mistero di quel mitico luogo dove, secondo una leggenda, si rifugiarono i primi cristiani? Nel tentativo di far riemergere l'immagine di una località che, solo in parte viene tramandata dalla storia (il resto può scaturire dalle testimonianze e dai ricordi di attenti osservatori) proverò a ricomporre il mosaico, tessera dopo tessera, di una realtà che non c'è più, ma che ha lasciato traccia di sè nella memoria del tessuto cittadino. Così, per rendere meno ardua l'impresa e dissolvere con l'immediatezza della conversazione impalpabili e romite sensazioni, durante questo viaggio mi farà cara compagnia un amico nato e vissuto proprio qui, ad Impruneta. Con lui cercherò di esplorare i recessi più intimi della memoria, recupererò storie individuali, ricordi collettivi, passerò in rassegna i tratti peculiari dell'area imprunetina ai quali i flash-back di Giuliano faranno da sereno controcanto.

Distante da Firenze circa 10 km il paese dell'Impruneta è costituito da un insieme di piccoli borghi collocati tra le valli della Greve e dell'Ema (da Firenze Certosa, direzione Impruneta) e caratterizzato da un affascinante paesaggio agrario con ampie pinete, vigneti, oliveti e alberi da frutto. Visse il periodo di maggior spendore durante il Medioevo, quando assunse un importante ruolo nella guida dell'intero contado fiorentino. Altrettanto significativa fu la posizione dominante della ricca famiglia dei Buondelmonti, del cui castello che sovrasta il fiume Greve, adesso non restano che poche tracce. Dopo la distruzione del castello, avvenuta nel 1135 ad opera della Repubblica Fiorentina, i Buondelmonti, la cui influenza si protrasse per cinque secoli, riacquisirono potere con il patronato ecclesiastico sulla Pieve di Santa Maria all'Impruneta, la basilica di origine romanica che, oggi, a causa dei successivi rifacimenti, presenta un aspetto tardo cinquecentesco, celebre per il ritrovamento dell'immagine della Madonna e per il ricco patrimonio artistico in essa conservato (opere robbiane e dipinti secenteschi). Oltre alla suggestiva piazza Buondelmonti, sulla quale si affaccia il caratteristico loggiato della pieve, Impruneta vanta diversi altri luoghi apprezzabili per bellezza e interesse storico: la più antica via del paese dedicata a Leopoldo Vanni, piazza Garibaldi detta anche "Barazzina", piazza Accursio da Bagnolo, ovvero piazza Nuova, il Monte delle Sante Marie, da dove è possibile ammirare un incantevole panorama, Montecchio, indicato dalla tradizione come origine del paese, e Monte S. Antonio nei cui pressi si trova l'aia di Candegli, un'aia allegra e genuina dai sapori e profumi propri della schietta tradizione toscana.



Piazza Buondelmonti

"Eh! L'aia di Candegli...c'ho vissuto fino all'età di tredici anni, c'ho lasciato il cuore, mi piacerebbe tornarci. Ho dei bellissimi ricordi soprattutto legati alla famiglia, così unita, così forte, composta non soltanto dai genitori, ma anche dai nonni, zii e cugini. All'epoca avevamo un ricevitore radio e perchè ne potessimo godere un po' tutti, i miei zii avevano fatto costruire un impianto collegato ai letti. Durante l'inverno facevamo la veglia a desinare, intere serate passate 'ni canto d'ì foco', vicino il caminetto ai cui lati c'erano i fornelli e le panchine dove aiutavo la nonna ad aggomitolare la matassa. La domenica ci riunivamo in casa con tutti i parenti". Le principali attività sulle quali si fonda l'economia del paese sono la produzione del cotto che, nata intorno all'XI secolo, si afferma durante il Trecento, grazie all'alto livello artigianale delle fornaci imprunetine e la coltura di vigneti e oliveti che di questa zona rende particolarmente pregiati l'olio extravergine e il vino. I segreti e le tecniche dell'arte della terracotta che le antiche famiglie dei fornaciai si sono tramandati nel corso dei secoli, hanno dato vita ad una vera e propria civiltà del cotto, in grado di produrre manufatti d'uso domestico e ornamentali, come si è verificato fin dall'epoca rinascimentale con l'impiego della pregiata argilla di questo territorio per la costruzione della brunelleschiana cupola di S. Maria del Fiore, per la pavimentazione e la decorazione di nobili dimore fiorentine. "Il ricordo delle tradizioni è molto forte, forse anche per il tipo di vita che facevamo. Tornato da scuola mi dovevo adoperare a svolgere vari tipi di lavoro: spazzare l'aia, lavorare nei campi. Uno dei compiti più frequenti di noi ragazzi era portare e distribuire le bevande a chi lavorava nei campi, specie durante il periodo della mietitura. Nel settore dell'agricoltura non vi era quasi nessuna distinzione di ruolo fra uomini e donne: mia mamma, mia nonna, come mio padre, andavano a raccogliere legna nei campi. Le donne avevano l'onere di occuparsi degli affari domestici e il compito di accudire gli animali da cortile. Agli uomini, invece, erano affidati gli animali da stalla. E poi c'era la lavorazione della paglia: per realizzare cappelli s'intrecciava la paglia formando nastri disposti a spirale".

Festa dellÕUva

Pieno di fascino per la singolarità dei luoghi, il paesaggio imprunetino ha la sua più vigorosa presa sugli appassionati di trekking ai quali si potrebbe consigliare un itinerario (5 Km circa) insolito da percorrere a piedi o con qualsiasi mezzo di trasporto: uscendo dal paese si segue la direzione per Pozzolatico, attraverso una strada di campagna in salita si raggiunge Monte dei Meccoli, Tesserata, Quintole, Baruffi e Le Rose. "Nell'aia e annessi agricoli dove giocavo, tutto era motivo di divertimento. Nelle sere d'estate, non avendo altre possibilità, molto spesso con gli amici eravamo soliti sdraiarci su morbidi letti d'erba a contare le stelle e a godere della bellezza che offriva il cielo. Nei mesi di giugno e luglio passavamo il tempo ad acchiappare le lucciole perchè, secondo un'antica leggenda, metterle sotto un bicchiere rovesciato ci avrebbe portato tanti soldi. E i miei genitori non esitavano a regalarmene, forse per non privarmi di questa magica illusione". Ciò che ha permesso ad Impruneta di divenire uno dei maggiori poli di attrazione della Toscana, riuscendo a varcare i confini nazionali, è un'intensa attività culturale affiancata da una serie di iniziative che, organizzate e promosse con efficienza, non mirano ad altro che a conservare intatte le tradizioni e a valorizzare le potenzialità turistiche. Gli eventi più rilevanti sono: la Fiera di San Luca dal nome del patrono del paese e la Festa dell'Uva. La prima che, originariamente consisteva in un mercato di bestiame, sorto grazie alla posizione nevralgica del paese, cade intorno alla metà di ottobre e ha il suo centro propulsore nella trattazione di bovini da carne e cavalli ed in altre rassegne sportive e culturali. La seconda è un inno settembrino al simbolo di Bacco, l'uva, consacrata dallo spettacolo folkloristico della sfilata di carri allegorici rappresentanti i quattro rioni del paese in gara: rione S. Antonio, del Pallò, delle Sante Marie e delle Fornaci. Queste e altre manifestazioni fanno parte di una rassegna che il Comune di Impruneta ha organizzato in stretta collaborazione con le Associazioni nate sul territorio, dal titolo "Tra Toscanità e Associazione". Un cartellone, quello del 1999, caratterizzato dall'alto contenuto artistico-culturale che prevede il felice connubio tra appuntamenti tradizional e nuove esperienze culturali, alcune delle quali hanno già avuto luogo nei mesi di maggio e giugno, come la Festa della Primavera e il Giro delle 7 Chiese, eventi musicali e teatrali presso i luoghi della fede imprunetini. Si protrarrà, invece, fino a settembre la Nuova Estate Imprunetina del Comitato Sali al Pozzo, con cinema all'aperto, spettacoli e incontri gastronomici. Infine anche la festa natalizia verrà valorizzata con una mostra mercato e il "I Concorso Impruneta Cotto Design". Naturalmente molti di questi eventi avranno come inevitabile scenario la splendida piazza Buondelmonti. "La piazza costituiva un fondamentale luogo di ritrovo e di scambio fra le persone, una sorta di veicolo d'informazioni anche per il giro di commercianti ambulanti che vendevano di tutto, 'dall'ago al cannone'. Ai miei tempi c'era un tizio di nome Mosca. Giungeva da S. Casciano e il sabato passava con la bicicletta sulla quale portava scatoloni di legno contenenti vernice da scarpa, stringhe etc. Quando arrivava con le sue merci raccontava quello che aveva visto da qualche altra parte. Ricordo anche un certo Ceccherini, vendeva lamette con il suo ape e divulgava notizie sottoforma di barzellette che, nello stesso tempo, offrivano un intrattenimento a quanti con curiosità si accalcavano intorno a lui. Per questo e tanti altri motivi non posso fare a meno di mantenere vivo il ricordo e l'affetto per un luogo di cui mai mi stancherò di esaltare le virtù. Impruneta ai miei occhi resta sempre e comunque il paese più bello del mondo".


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