Avevo 13 anni e per oltre un
mese lavorai all'Accademia dei Georgofili

Testimonianza di Carlo Alberto Garzonio (I)

La prima sensazione che avemmo alla notizia dello straripamento dell'Arno fu di incredulità. Pensammo ad una esagerazione.

Abitavamo al Campo di Marte, in Via Bertani e la notizia sembrava impossibile. Mio padre Umberto, mio fratello Stefano ed io ci dirigemmo verso Piazza Alberti percorrendo Via Lungo l'Affrico. Continuava a piovere, l'acqua usciva dai tombini, evitammo di salire sul cavalcavia già affollato. Dalle voci, dagli sguardi capimmo che la situazione era grave davvero.

Nel primo pomeriggio, ovviamente a piedi, tentammo di arrivare in centro. Nel nostro zigzagare toccammo Piazza Isidoro del Lungo, Via Cherubini, Via Lamarmora, Via Modena in parte allagate. Arrivammo nelle vicinanze di San Marco e fummo costretti a fermarci prima di Via della Dogana: ricordo le auto che volteggiavano nell'acqua il cui livello non era molto alto ma la velocità era impressionante. Ho un'altra immagine ben chiara e desolante che mi colpì: i pianoforti del negozio di strumenti musicali "Brizzi e Niccolai" in Via de' Pecori che galleggiavano nel seminterrato. Il titolare, il sig. Morelli era un amico di famiglia.

E ricordo la nafta ovunque e il suo odore invadente. Calava il livello dell'acqua e aumentava la voglia di fare . Da uno dei tanti centri di smistamento aiuti, situato di fronte al palazzo Medici Riccardi, fummo indirizzati prima alla Biblioteca Nazionale dove però c'erano troppi volontari, quindi all'Archivio di Stato e infine all'Accademia dei Georgofili. Lì, come altrove, la situazione era disperata. Tiravamo fuori dal fango i libri o quel che ne restava, pulivamo le pagine tra le quali poi venivano interposti dei fogli di carta assorbente e li portavamo ad essiccare a Villa Peruzzi, all'Antella. Ci passavano tra le mani trattati di pianificazione, sistemazione agraria ecc.
Ai Georgofili ci sono stato un mese, forse più. Avevo 13 anni.

Carlo Alberto Garzonio, geologo e docente universitario



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