"Abbiamo accettato con entusiasmo di invitare a Firenze gli Angeli del fango"

Intervista al sindaco di Firenze,
Mario Primicerio

Cosa é stata l'alluvione di Firenze, vista trent'anni dopo, per la storia della città?

Vi sono eventi nella storia di una città che fungono da spartiacque: l'alluvione del '66 è certamente uno di questi. A 30 anni di distanza e' quasi irresistibile il desiderio di soffermarsi su una meditazione, non certo storiografica, ma che comunque faccia appello alla memoria. Quella calamità fu certamente una tragedia, ma fu la risposta a quella calamità l'evento più importante che rimane ancora inciso nel ricordo e nell'animo dei fiorentini.

Cosa ricorda ,come ha vissuto l'alluvione e cosa é stato importante in quei momenti?

Ebbi a vivere il dopo alluvione da giovane professore universitario e fu con i miei allievi che ci demmo da fare per portare soccorso, per dissotterrare dalla melma gli oggetti comuni e le cose preziose, per confortare coloro che avevano perduto cio' che amavano.
L'esperienza che abbiamo vissuto in quel periodo aveva tre caratteri principali. Il primo era quello della corresponsabilità intertemporale, vale a dire nei confronti delle generazioni future. Il secondo era il senso dell'internazionalità, una sorta di atmosfera nella quale tutti i nostri gesti erano immersi. Il terzo era l'esperienza della solidarieta' e della fratellanza.
Non era chiaro fin dall'inizio, emerse progressivamente tra coloro che stavano con le mani nel fango, in modo sempre piu chiaro, l'idea che non stavamo lavorando per noi, ma per la Firenze dei nostri nipoti. Molto semplicemente, quel che stavamo facendo, era dettato dal desiderio di riconsegnare alle generazioni future tracce della storia passata che potessero servire alla crescita spirituale di persone che forse non erano neppure nate.
Fu il cosmopolitismo l'altro aspetto importante: ciascuno di noi perdette, in quella situazione, la percezione dei propri confini geografici. Non c'erano più italiani o francesi, tedeschi o statunitensi, ma era la comunità internazionale stessa che lavorava per la riconsegna di un bene unico, proprieta' del mondo: Firenze.
Il terzo elemento, conseguenza del secondo, era la percezione della solidarietà che ci legava in quest'opera di ricostruzione e di restauro.
Si dice che la ricostruzione dopo eventi particolarmente calamitosi, sia comunque un'elemento altamenta significativo nella storia delle citta' e dei paesi. Ne e' stato un esempio la ricostruzione dell'Italia dopo le catastrofi delia seconda guerra mondiale; ne è stato un esempio la "ricostruzione" di Firenze dopo l'alluvione del '66.

Come é cambiata Firenze in questi 30 anni?

La citta' ha sviluppato soprattutto le sue doti industriali e tecnologiche ma , in un senso particolare, si puo' dire che è rimasta comunque fedele a se stessa in quanto monumento storico del passato. Sotto questo secondo aspetto non si può non riconoscere che gli "Angeli del fango" hanno permesso che questo patrimonio non decadesse, e riconsegnandocelo in buone condizini hanno permesso la ripresa dello sviluppo che abbiamo raggiunto ai giorni nostri.

Quali iniziative ha preso il Comune di Firenze per il trentesimo anniversario dell'alluvione?

Ricordare é assai importante nel caso dell'alluvione di Firenze anche perche' ricordare é renderci consapevoli che lo sviluppo di oggi é debitore, in qualche modo, a quel recupero di 30 anni fa. Ci sara' una serie di convegni di studio, promossi con l'Universita', una mostra documentaria dell' alluvione e della ricostruzione. Ma, soprattutto, vogliamo ricercare i valori di cui parlavo prima: ed è per questo che abbiamo accettato con entusiasmo di invitare a Firenze tutti i giovani - gli "Angeli del fango" - che allora, con grande spirito di solidarieta' e di abnegazione, fecero così tanto per far riemergere la citta' dal fango che l'aveva ricoperta.

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a cura di
Silvia Messeri & Sandro Pintus




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