Firenze "Città universale"
anche grazie agli "Angeli del fango",
ma a distanza di 30 anni
ancora poco è stato fatto
per proteggerla dalle piene dell'Arno.

Intervista a Vannino Chiti,
presidente della Regione Toscana

Presidente, come è cambiata Firenze in questi trent'anni?

L'alluvione del '66 segna per Firenze una cesura, che incide sull'immagine della città non meno della guerra. E' con quell'evento e con l' "esplosione" della solidarietà internazionale che l'immagine di Firenze si modifica radicalmente. E sono proprio gli "angeli del fango" a far rifiorire il mito della "città universale e cosmopolita".

I ragazzi che accorrono in soccorso di Firenze sono un po' i pionieri del turismo di massa, che fa del capoluogo toscano uno dei suoi principali obiettivi e che rappresenta ancor oggi la sua "croce e delizia": fonte primaria di reddito e di lavoro, ma anche sfida continua per le contraddizioni quantitative e qualitative che innesca. Oggi Firenze è una città del mondo a tutti gli effetti, una città moderna e vivace, ricca non solo di musei e di monumenti, ma anche di grandi capacità tecnologiche e industriali.

Una città che comunque guarda ancora al suo fiume con malcelata preoccupazione. Da risorsa decisiva per la nascita e lo sviluppo della città, l'Arno è divenuto uno scomodo convivente, fonte perenne di rischi di inondazioni autunnali e di secche estive.
Finalmente, con l'entrata in funzione dell'invaso di Bilancino e del depuratore fiorentino, l'Arno si avvia a tornare ad assumere per i fiorentini i vecchi amichevoli connotati: ma non sarà un cammino facile, mancano ancora 2.500 miliardi di finanziamenti, c'è insomma molto lavoro ancora da fare.

La sua esperienza. Come ha vissuto quei giorni?

Non sono fiorentino e quindi ho vissuto quell'esperienza più con lo spirito di chi accorreva a dare una mano, che con quello di chi aveva subito danni, spesso assai gravi. Frequentavo nella mia città - Pistoia - l'ultimo anno del liceo classico.

Avevo appena superato l'esame di guida e, con la "cinquecento", il mio primo viaggio fu proprio quello quotidiano verso Firenze, con i compagni di scuola stipati nell'abitacolo. Andavamo a prestare aiuto dove c'era più bisogno: a distribuire viveri a chi aveva perso tutto, a togliere il fango dai manoscritti della Biblioteca Nazionale.

Furono giorni importanti e indimenticabili per la formazione della mia generazione, che non aveva avuto la disgrazia di misurarsi con la guerra. E furono giorni che cementarono il mio rapporto con Firenze, dove fin dall'anno seguente avrei frequentato l'Università.



Una delle numerose montagne di libri alluvionati accatastati nei luoghi della città

Cosa si sente di dire oggi, come Presidente della Regione, agli "Angeli del fango" e a tutti quelli che hanno aiutato la città in quei momenti?

Che è impossibile dimenticare la straordinaria gara di solidarietà di quei giorni. Quella stessa solidarietà che anche la Toscana ha saputo dimostrare concretamente in occasione di altri eventi tragici, dal terremoto del Friuli alla guerra in Bosnia.

Un impegno generoso e volontario che, anche oggi, carica di responsabilità le istituzioni chiamate a intervenire e, soprattutto, a prevenire. E' bene ricordare, allora, che a distanza di 30 anni, troppo poco è stato fatto per l'Arno e che i fiorentini ancora non possono ritenersi completamente al sicuro dal ripetersi di una nuova alluvione.

L'azione della Regione è stata pesantemente condizionata da competenze parziali e farraginose. Ancora oggi, in base alla legge 183 del 1989, l'Arno è classificato come fiume di interesse nazionale e le opere idrauliche ricadenti nel suo bacino sono affidate ad un'apposita autorità statale. Con tutto questo, la Regione ha garantito un ruolo di assoluto rilievo in opere come lo scolmatore di Pontedera e la diga di Bilancino, sull'affluente Sieve, recentemente inaugurata.

Poche settimane fa abbiamo organizzato la prima Conferenza sull'Arno, tutta incentrata sulla questione della sicurezza, avviando un dialogo su basi concrete tra amministratori, tecnici, docenti universitari, autorità statali. Recentemente abbiamo assegnato anche 275 miliardi per lavori che, per la prima volta, avranno in gran parte un carattere di prevenzione, e non di interventi successivi al danno subìto. La strada da percorrere è ancora lunga, ma credo che questi fatti concreti siano il miglior modo per esprimere la nostra gratitudine agli "Angeli del fango" che 30 anni fa, con il loro impegno volontario, hanno voluto dimostrare che Firenze è un patrimonio di tutto il mondo.

Che iniziative ha preso la Regione per il 30 anniversario?

Da tempo stiamo lavorando a numerose iniziative. Tra tutte, ne voglio ricordare una che ritengo di grande interesse in quanto punta a collegare le questioni del rischio idraulico alle nuove frontiere della comunicazione multimediale.

Il progetto - che sarà attuato dall'Università di Firenze e dal Centro studi ingegneria, dell'Autorità di Bacino - si chiama significativamente "Arno multimedia" e troverà una sua prima realizzazione in un prodotto multimediale che offrirà un'accurata documentazione sulle problematiche del bacino, sugli eventi alluvionali avvenuti storicamente, su quanto è stato fatto e si sta facendo per la messa in sicurezza. Sarà presentato al convegno "La difesa dalle alluvioni" che si terrà nell'aula magna dell'Università il 4 e il 5 novembre e avrà un'ampia diffusione, a partire dalle scuole.

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a cura di
Silvia Messeri & Sandro Pintus




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